Questa abitudine quotidiana può aumentare il rischio di Alzheimer (anche se fai esercizio) (blitzquotidiano.it)
Ogni giorno, milioni di persone si impegnano a mantenersi attive: camminate, palestra, yoga, corsa. Ma cosa succederebbe se ti dicessimo che, nonostante tutti questi sforzi, un’abitudine apparentemente innocua potrebbe comunque minacciare la salute del tuo cervello?
Una nuova ricerca pubblicata su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association lancia un messaggio allarmante: trascorrere troppo tempo seduti potrebbe aumentare il rischio di Alzheimer, anche in chi pratica regolarmente attività fisica.
Con oltre 32 milioni di persone affette da Alzheimer nel mondo, secondo le stime dell’Alzheimer’s Disease International, trovare strategie efficaci per prevenire questa forma di demenza è diventato un obiettivo prioritario per la ricerca medica.
Ad oggi, non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer. Per questo motivo, i fattori modificabili legati allo stile di vita– come alimentazione, sonno, attività fisica e ora anche il tempo trascorso seduti – stanno attirando sempre più attenzione.
Secondo la ricerca condotta dalla professoressa Marissa A. Gogniat, neurologa presso l’Università di Pittsburgh, il comportamento sedentario prolungato ha effetti neurodegenerativi misurabili. E la parte più sorprendente? Questi effetti sono indipendenti dalla quantità di esercizio fisico svolta.
Lo studio ha analizzato i dati di 404 persone over 50 coinvolte nel Vanderbilt Memory and Aging Project. I partecipanti indossavano un accelerometro per monitorare la loro attività 24 ore su 24 per una settimana. Inoltre, sono stati sottoposti a test cognitivi e risonanze magnetiche cerebrali per un periodo di sette anni.
Quando siamo seduti per lunghi periodi, il corpo entra in uno stato metabolico passivo. La circolazione si riduce, l’attività cerebrale si abbassa e l’infiammazione sistemica può aumentare. Tutti questi fattori possono favorire l’atrofia cerebrale e la perdita di connessioni neuronali.
Inoltre, il comportamento sedentario sembra ridurre la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di adattarsi, rigenerarsi e formare nuove connessioni.
Un dato particolarmente interessante è che l’87% dei partecipanti rispettava le linee guida CDC sull’attività fisica settimanale, eppure mostrava comunque segni di deterioramento cerebrale se trascorreva molte ore seduto.
“Abbiamo sempre pensato che fare esercizio fosse sufficiente a proteggere il cervello. Questo studio ci dice che non è così. Il tempo passato seduti, di per sé, è un fattore di rischio indipendente”, afferma Gogniat.
I portatori del gene APOE-e4, noto per aumentare il rischio di Alzheimer, sono risultati particolarmente vulnerabili agli effetti negativi della sedentarietà. Ciò suggerisce che adottare uno stile di vita meno sedentario può essere ancora più importante per chi ha una predisposizione genetica.
La neurologa Constance Katsafanas, dell’Istituto di Neuroscienze Marcus, ha commentato i risultati affermando che questo studio conferma ciò che altre ricerche avevano già suggerito: la salute del cervello invecchiando dipende anche dal tempo che passiamo seduti, non solo da quanto ci muoviamo.
Uno studio pubblicato su Neurobiology of Aging ha infatti rilevato che individui con abitudini sedentarie mostravano una corteccia cerebrale più sottile e peggior memoria episodica.
La buona notizia è che rompere la sedentarietà è facile, gratuito e non richiede attrezzature speciali. Secondo la dottoressa Sanjula Dhillon Singh, neurologa presso il Massachusetts General Hospital, basta poco per invertire la tendenza.
Non è necessario allenarsi per ore: l’obiettivo è spezzare la continuità dello stare seduti. Anche solo alzarsi per due minuti ogni mezz’ora può migliorare la circolazione e stimolare l’attività cerebrale.
“Spesso chiediamo ai pazienti quanto esercizio fanno, ma raramente quante ore passano seduti”, osserva la dottoressa Singh. “Questo studio ci dice che dovremmo iniziare a chiedere entrambe le cose”.