Colesterolo alto: i sintomi silenziosi che non dovresti ignorare (blitzquotidiano.it)
Il colesterolo è una sostanza fondamentale per il nostro organismo: serve a produrre ormoni, vitamina D e partecipa alla formazione delle membrane cellulari. Il problema nasce quando i suoi livelli nel sangue superano i valori raccomandati, soprattutto se cresce la quota del cosiddetto colesterolo “cattivo” (LDL).
Si stima che in Italia oltre il 35% della popolazione adulta abbia valori di colesterolo superiori alla norma. La parte più insidiosa? Nella maggior parte dei casi non si avverte nulla, non c’è dolore, non ci sono sintomi evidenti. Per questo viene definito un “killer silenzioso”: lavora nell’ombra, depositandosi nelle arterie e aumentando il rischio di malattie cardiovascolari.
A differenza di altre condizioni, l’ipercolesterolemia non provoca segnali immediati. Non ci sono febbre, tosse o dolori che possano mettere in allarme. L’unico modo certo per sapere se i livelli sono fuori norma è eseguire esami del sangue periodici.
Tuttavia, negli anni, possono comparire alcuni segnali indiretti che, seppur non specifici, meritano attenzione. Sono campanelli d’allarme che possono suggerire la necessità di un controllo più approfondito.
Parlare di “sintomi” del colesterolo alto è improprio, ma ci sono manifestazioni che si associano più frequentemente a livelli elevati. Vediamoli:
Quando le arterie iniziano a restringersi a causa delle placche di colesterolo, il sangue circola con più difficoltà. Questo può tradursi in una sensazione generale di stanchezza e minore resistenza agli sforzi.
L’angina può essere la conseguenza di un restringimento delle arterie coronarie. Non è un sintomo diretto del colesterolo alto, ma spesso è la sua complicanza più evidente.
Il ridotto afflusso di sangue alle estremità, come mani e piedi, può causare fastidi di questo tipo. Sono segnali da non sottovalutare, soprattutto se ricorrenti.
In alcuni casi, il colesterolo alto può manifestarsi con piccoli rigonfiamenti giallastri sotto la pelle, soprattutto intorno agli occhi, ai gomiti o alle ginocchia. Sono rari, ma rappresentano un segno visibile di alterazioni lipidiche.
Un flusso sanguigno non ottimale verso il cervello può incidere sulle funzioni cognitive. Se associato ad altri fattori di rischio, è bene approfondire con il medico.
Il problema principale dell’ipercolesterolemia non è tanto il valore in sé, quanto le conseguenze a lungo termine. Con il tempo, l’eccesso di colesterolo LDL si deposita sulle pareti delle arterie, formando placche aterosclerotiche.
Questo processo, chiamato aterosclerosi, restringe i vasi sanguigni e può causare:
Non a caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le malattie cardiovascolari siano la principale causa di morte a livello globale, con il colesterolo alto tra i primi fattori di rischio modificabili.
Non tutti i tipi di colesterolo sono uguali. Esistono due principali categorie:
LDL (Low Density Lipoprotein): è il cosiddetto colesterolo cattivo, perché tende a depositarsi sulle pareti delle arterie.
HDL (High Density Lipoprotein): è il colesterolo buono, che aiuta a “ripulire” le arterie portando l’eccesso di colesterolo verso il fegato, dove viene eliminato.
L’obiettivo non è azzerare il colesterolo, ma mantenere un equilibrio favorevole tra LDL e HDL.
Alcuni fattori che influenzano i livelli di colesterolo sono genetici e non modificabili. Tuttavia, gran parte del rischio dipende dallo stile di vita.
Alimentazione ricca di grassi saturi e trans
Sedentarietà
Sovrappeso e obesità
Fumo di sigaretta
Eccesso di alcol
Età e familiarità
Conoscere questi fattori è fondamentale per intervenire preventivamente e ridurre il rischio.
Oltre ai farmaci prescritti dal medico (statine e altri ipolipemizzanti), molto si può fare con uno stile di vita sano.
La dieta gioca un ruolo chiave. Più fibre, verdure, cereali integrali e legumi aiutano a ridurre l’assorbimento del colesterolo. Da limitare invece cibi fritti, insaccati, dolci industriali e formaggi stagionati.
Almeno 150 minuti a settimana di esercizio aerobico moderato (camminata veloce, bicicletta, nuoto) migliorano i livelli di colesterolo buono HDL.
Anche una riduzione del 5-10% del peso corporeo in persone in sovrappeso può portare benefici significativi ai valori lipidici.
Smettere di fumare aumenta i livelli di HDL e riduce drasticamente il rischio cardiovascolare complessivo.
Un bicchiere di vino rosso a pasto può avere effetti protettivi, ma gli eccessi peggiorano la situazione.
Gli esperti consigliano di eseguire il primo controllo già dopo i 20 anni e di ripeterlo ogni 4-6 anni se i valori sono normali. Dopo i 40 anni, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio, è opportuno intensificare i controlli.
In presenza di familiarità, diabete, ipertensione o obesità, il monitoraggio deve essere più frequente e personalizzato.
Intorno al colesterolo circolano molte credenze che rischiano di confondere.
“Le uova fanno male perché alzano il colesterolo”: in realtà, se consumate con moderazione (3-4 a settimana), non rappresentano un problema per la maggior parte delle persone.
“I farmaci si possono sospendere appena i valori migliorano”: falso, la terapia va sempre gestita dal medico.
“Solo le persone in sovrappeso hanno il colesterolo alto”: anche persone magre possono averlo, per ragioni genetiche o metaboliche.