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Da Panatta a Lea Pericoli, dalle partite di calcetto a Sinner. Parla il figlio di Nicola Pietrangeli

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Filippo Pietrangeli apre il suo ricordo con parole semplici e profonde: “Raccontare mio padre è difficile, ma allo stesso tempo facile”. La telefonata, intrisa di dolore ma anche di sollievo, diventa per lui un modo per riordinare memorie che attraversano una vita intera. Nicola, racconta Filippo, era “un padre come gli altri… ci ha voluto bene, ci ha cresciuto, non ci ha fatto mai mancare niente”, pur restando inevitabilmente una figura “ingombrante” per fama e carisma. Nonostante questo, non ha mai imposto il tennis ai figli: “Ci ha sempre lasciati liberi di scegliere”.

I ricordi scorrono: le partite insieme alla Canottieri Roma, le amicizie internazionali, gli scherzi orchestrati in campo. Importante anche il rapporto con Panatta, fatto di “continue gag… un gioco”, e il clima teso attorno alla Davis del 1976, quando “avvertimmo anche noi che il clima non era affatto disteso”.

Nel racconto emergono gli incontri con miti del tennis – da Laver a Federer – e l’affetto speciale per Lea Pericoli, “come una zia”. Negli ultimi anni, grazie al lavoro negli Internazionali, Filippo ha potuto accompagnare spesso il padre: “Ho avuto il privilegio di stargli accanto”. Sul silenzio social di Sinner preferisce non aggiungere altro: “Preferirei non rispondere”.

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Gianluca Pace