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Il nodo della sicurezza non sono solo gli zingari: scippano in tutta Europa, Londra nasconde, Parigi fa politica, Roma è travolta

di admin |19 Settembre 2010 14:57

Un distinto signore, in giacca e cravatta, cammina canticchiando su un marciapiede di South Kensington, una delle zone più multietniche di Londra e anche delle più amate dai turisti e dai borseggiatori. Siamo alla metà di settembre e il clima ancora mite favorisce l’idea di una passeggiata.

L’uomo è uscito dalla filiale della sua banca, dove ha fatto un prelievo. Ha appena compiuto 80 anni, ma non li dimostra, perché ha lavorato per gran parte della sua vita attiva come corrispondente dall’estero di importanti quotidiani italiani e questo ha certamente contribuito a mantenergli l’aspetto di una ventina d’anni fa.

Si vede però che non è più un ragazzino e anche, dal taglio degli abiti e dalla consistenza della stoffa della giacca,che qualche soldo deve averlo. Certo nulla di ciò sfugge all’occhio del professionista in agguato.Come un lampo, un qualche liquido rossastro schizza sulla elegante giacca e in un altro baleno un giovanotto circonda di premure l’anziano corrispondente: “Mi permetta di aiutarla, guardi cosa le è capitato”. I secondi passano velocissimi, la confusione è tale chela vittima non ricorda né i tratti somatici né l’accento del soccorritore, il quale, dopo poco, considerando conclusa la sua missione, si allontana velocemente. Solo allora l’anziano e distinto signore scopre che dall’interno della giacca è sparito il portafoglio.

Avete capito bene: la scena non si è svolta a Napoli, inesauribile fonte di anedottica  criminale quotidiana. Siamo a Londra città dove tutti sono portati a pensare si possa dormire senza antifurto.

Ma come, Londra? Ma queste cose succedono solo da noi, sono gli zingari i colpevoli di tutto, basta rispedirli là da dove sono venuti e tutti i furti cesseranno per incanto.

Ma se è così il problema è ancora più grosso. Infatti ed è talmente grosso che i paesi occidentali e in genere quelli in cui non si applica la legge del taglione non sembrano poterne uscire.

Proprio a Londra, città che ha raggiunto dimensioni metropolitane quando Roma non arrivava a centomila abitanti, da tempo la polizia ha adottato l’atteggiamento distaccato dell’osservatore Onu. Questo episodio risale infatti a quasi 40 anni fa. Una coppia di giovani sposi, stranieri, torna a casa dopo pranzo e trova la porta sfondata (gli inglesi sono onesti, rinforzare la serratura non serve….avevano deciso gli incauti). Cassetti a terra, armadi sottosopra, mancano abiti di entrambi e una pelliccia appena comprata. La polizia arriva dopo pochi minuti. Erano già in zona per una serie di altre denunce: “Siamo alla trentesima oggi” spiegò il detective col distacco sereno e consapevole del professionista. Catturare i ladri? Molto difficile. Un consiglio: andate al mattino presto ai mercati delle cose vecchie, se siete fortunati…

I due episodi appena riferiti, distanti nel tempo ma vicini dal punto di vista geografico, fanno da sfondo al dramma che si ripete migliaia di volte al giorno, sempre uguale nella multiforme diversità, in ogni angolo d’Europa: quello che ha per attori migliaia di ladri e ladruncoli e per potenziali vittime ciascuno di noi.

La lista è infinita ed in alcuni casi è un monumento alla creatività: quel napoletano che storce lo specchietto all’auto che l’ingegnere torinese guidava con spocchia coloniale, costringendolo a mettere fuori il braccio per raddrizzarlo, tra insulti razzisti e umilianti scuse, giusto il tempo di strappargli dal polso un immenso Breitling che l’incauto sfoggiava; o quell’ucraino che intercetta un turista straniero in contemplazione davanti al teatro Gogol di Kiev, gli fa trovare in mezzo ai piedi una mazzetta di banconote, lo lusinga dicendo che faranno a metà del bottino fino a quando arriva un furibondo complice che rivendica la proprietà del denaro. I soldi sono miei, no sono miei, allora fammi vedere i tuoi: con lo scopo di vederli, intascarli e fuggire via.

La lista è infinita e non è tutta divertente e solo una minima parte raggiunge il pubblico: furti milionari, rapine in casa nel cuore della notte, ogni tanto col morto. Difficile stabilire cosa contribuisca di più al fastidio collettivo, se i casi più brutali e violenti oppure i più sciocchi, modesti, quasi legittimati da una superiore indulgenza da benestanti. Cosa c’è di criminale in quel povero zingaro che non sei ancora sceso dalla macchina e tende la mano e un euro non basta?

Nulla, specie se uno non ha mai visto quel bellissimo film di Emir Kusturica, Il tempo dei gitani, che, già nel 1989 spiegava la connessione tra carovane di zingari, furti e racket. Che poi tutto il male del mondo non sia attribuibile a quei poveretti non sembra a molti ragione sufficiente per girarsi di là.

Purtroppo la soluzione, ammesso che ce ne sia una, al problema della microcriminalità, spesso brodo di cultura di quella macro, non è certo favorita  dalla criminalizzazione degli zingari, quasi come se essere rapinato o peggio da un connazionale lo accetto, ma che non si permetta uno straniero: sul crimine c’è una esclusiva italiana.

La verità probabilmente è che soluzione non ce n’è, perché il benessere è come la bassa pressione, attira nuove correnti, e non tutte sono benefiche. E allora meglio farsi trasportare dalle parole, come la polemica sugli zingari in programma sugli schermi della politica europea, in un turbine in cui la propaganda prevale. Sarkozy porta la bandiera dei duri, Berlusconi gli si accoda, tanto parlare non costa nulla.

Poi si scopre che tutti i capi di governo europeo, i quali, prima che governanti, sono leader di partito la cui stella polare sono solo i voti, provano a pattinare sul ghiaccio tra le due lame, quella di chi per principio è per una certa dose di indulgenza e di umana solidarietà e quella altrettanto e forse ancor più tagliente di chi soffre il quotidiano stillicidio della microcriminalità, o anche solo il costante ineludibile fastidio dell’accattonaggio molesto e dà loro la faccia degli zingari e l’accento inconfondibile dell’est europeo.

Questa seconda categoria è molto numerosa e quindi pesa in termini elettorali e vota in prevalenza a destra: arruola i suoi componenti nelle fasce più basse della popolazione, perché c’è purtroppo spesso una correlazione diretta tra presenza di forze dell’ordine e censo dei residenti di una zona e questo è vero non solo in Italia ma un po’ in tutto il mondo ed è più probabile che un campo profughi si trovi, autorizzato o no, nelle vicinanze di zone popolari che dalle parti dei quartieri alti.

C’è da scommettere  che ai governanti di destra del problema della microcriminalità non importi nulla, se non per ragioni politiche. Di solito sono gente che vive in zone e strade ben pattugliate, in residenze di lusso, quando non sono sedi ufficiali protette da guardie di ogni tipo.

Sarkozy probabilmente è meno duro di quel che vuole far credere, anzi è probabile che le sue origini ungheresi gli ispirino qualche solidarietà. A un certo momento ha anche provato a imboccare la strada della tolleranza. Al primo appuntamento elettorale il partito di Sarkozy prese una tale batosta, a favore dell’ultra destra di Le Pen,  da essere costretto a un precipitoso ritorno ai vecchi temi razzisti e violenti.

La Francia è comunque un paese dove, va detto, la polizia adotta di routine, quale che sia il colore del governo, misure anche spicce, sapendo di avere una copertura dall’alto, magistratura inclusa. All’estensore di questa nota è capitato di vedere, in una strada del centro di Parigi, una sera, un finto zoppo che chiedeva l’elemosina appoggiandosi a un bastone, avvicinato da un poliziotto sceso da un’auto che gli ha semplicemente portato via il bastone, lasciando quel poveretto, perfettamente sano, a disperarsi sul marciapiede, mentre la macchina della polizia scivolava via.

In Italia, un incauto poliziotto che tolse a un mendicante un cartello nel quale erano descritte le sue disperate condizioni, come capita spesso di vedere, nelle nostre città, fu redarguito da un giudice, secondo il quale quel cartello era una forma di manifestazione del pensiero.

D’altra parte il nostro è il paese dove l’annuncio prevale sulla effettiva attuazione della promessa annunciata. Così accade che uno vada a Milano sperando di entrare in una specie di Beverly Hills, dove tutto si svolge secondo lo spartito ordine e legalità eseguito da stuoli di vigili urbani guidati dalla bacchetta della sindachessa Letizia Moratti. Se lo fate, non illudetevi, perché vi aspettano cocenti delusioni, come quella di incontrare, nei pochi metri tra San Babila e via Montenapoleone ben quattro mendicanti, più o meno molesti, di etnie diverse, italiana inclusa, oppressi da diverse quanto fasulle menomazioni.

Lo stesso si può dire per Roma, dove qualcuno forse si era illuso che le origini politicamente un po’ manesche del sindaco Gianni Alemanno garantissero modi spicci anche nella gestione del micro ordine pubblico quotidiano. Invece la vita quotidiana dei romani è uno slalom tra pestilenziali parcheggiatori abusivi zingari, che hanno ormai quasi del tutto emarginato gli originali italiani, accattoni di ogni genere e specie, borseggiatori, scippatori e  tagliaborse, anche se sono da prendere con le molle le affermazioni del sito internet TripAdvisor, che raccoglie le lamentele dei turisti, in prevalenza di lingua inglese e questi ultimi sono notoriamente quelli che più amano scrivere ai giornali e compilare questionari.

Infatti le città in testa alle classifiche poco esaltanti di TripAdvisor sulle città dove i turisti sono più vittimizzati sono quelle del sud Europa, mete amate quanto le popolazioni sono detestate da quei figli d’Albione così vessati dai pregiudizi contro di noi.

Come si è cercato di dimostrare all’inizio, anche a Londra si scippa. Solo che loro sono più bravi a non dirlo.

http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_15/borseggi-barcellona-capitale-roma-seconda_e26df806-c0be-11df-baf9-00144f02aabe.shtml

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