ROMA โ Come ha scritto Giuseppe Giulietti, il Consiglio di amministrazione della Rai ha deciso di intraprendere una sorta di โOperazione trasparenzaโ e ci ha fatto sapere che nei bilanci cโรจ un โbucoโ di quasi 200 milioni di euro. A parte interrogarsi sul chi e come abbia causato questo buco, viene il sospetto che a qualcuno posso convenire una Rai povera e in crisi, una Rai che tagli sui servizi e diventa una tv piรน scandente. Un qualcuno, in particolare, che risponde al nome di Silvio Berlusconi e che, guarda caso, รจ a capo (anche se in modo occulto ormai) dellโaltra tv che costituisce il duopolio televisivo italiano.
Perchรฉ chiariamoci, anche se sarebbe una decisione sicuramente invisa allโopinione pubblica, per far riempire un poโ le casse della Rai, basterebbe far pagare il canone insieme a qualche bolletta (come piรน volte minacciato): allora tutti lo dovremo pagare per forza, pagheremo forse anche di meno, e il buco della Rai sicuramente si ridurrebbe.
Ma Silvio Berlusconi per primo non ha interesse a far riprendere la Rai. A lui conviene una Rai povera, cosรฌ che lui possa fare dei tagli sulle spese della sua tv senza correre il pericolo di perdere punti in offerta e qualitร e senza essere linciato dai suoi azionisti.
Dโaltronde la storia dei costi della Rai va avanti dallโepoca di Gianni Pasquarelli messo dal Caf al posto di Biagio Agnes, che faceva con Berlusconi quello che Ronald Regan ha fatto con lโUnione Sovietica.