La spesa pensionistica è in crescita: altro che addio alla Fornero, la Meloni si è dovuta piegare alla realtà (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Polemiche e precisazioni dal Governo sul riscatto della laurea dopo i mal di pancia in maggioranza. “Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione. Qualsiasi modifica dovesse intervenire varrà solo per il futuro”, ha precisato mercoledì Giorgia Meloni nell’Aula del Senato, sottolineando che l’emendamento in questione “deve essere corretto”.
Dal 2031, in attesa di correzioni, nella Manovra di quest’anno è previsto che il riscatto della laurea breve peserebbe meno per raggiungere i requisiti necessari al prepensionamento. Il testo in questione chiama in causa chi matura i requisiti per l’uscita anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi) dal 1 gennaio 2031: per questi lavoratori non concorrono, al conseguimento dei suddetti requisiti, sei mesi – tra quelli di anzianità contributiva – riscattati dalla laurea breve.
E non finisce qui. Il valore del riscatto diminuisce di anno in anno: per chi matura i requisiti nel 2032 non concorrono 12 mesi tra quelli di anzianità contributiva riscattati dalla laurea breve, per chi li raggiunge nel 2033 i mesi diventano 18, poi 24 per chi matura i requisiti nel 2035 e infine 30 per chi li raggiunge nel 2035.
Il Governo che doveva abolire la Fornero si è trovato ad affrontare la realtà: invecchiamento della popolazione, debito pubblico alto, necessità di fare cassa e di sostenere le pensioni. Neanche Salvini che da sempre ha promesso l’abolizione della legge voluta nel 2011 dall’allora ministra del Lavoro è riuscito a vincere la sua battaglia. La realtà è dolorosa anche per i governi cosiddetti populisti. Si smetterà ora di fare propaganda e si comincerà a considerare come imprescendibile la sostenibilità dei conti?