C’è poco da ridere per il partito democratico americano in queste ore ma una magra consolazione arriva dai risultati elettorali in California, dove il democratico Jerry Brown torna a sedere alla scrivania del Governatore, scrivania che aveva già occupato fra il 1975 e il 1983 e che Arnold Schwarzenegger ha appena lasciato, in tutt’altro che buone condizioni di salute.
“Come sapete – ha detto Brown, al momento di annunciare la sua vittoria – ho gli strumenti e l’esperienza necessaria per fare questo lavoro, e questa volta avrete anche una first lady, cosa che non avevo allora”.
Brown ha battuto per una decina di punti percentuali Meg Whitman, la ricchissima fondatrice di E-bay, che ha raggiunto comunque un record: è la candidata che ha speso di più per una campagna elettorale da governatore. La miliardaria infatti ha investito 142 milioni di dollari del suo personale portafoglio per cercare di avere la meglio sul candidato democratico, dipinto per tutta la durata della campagna come un politico di carriera, definizione che pare essere diventata ormai un insulto.
L’investimento della Whitman, anche in caso di vittoria, sarebbe stato davvero poco fruttuoso: la poltrona da governatore a Sacramento infatti vale $212 mila dollari l’anno. Le sarebbero occorsi 660 anni per rientrare della spesa. Brown, con un budget di soli 35 milioni di dollari, ha iniziato la campagna elettorale solo in autunno, rendendo molti democratici ansiosi sull’incertezza della vittoria.
Ma la personalità del settantaduenne Brown, “una forza della natura”, come l’ha definito il Los Angeles Times, ha avuto la meglio sui mezzi della rivale repubblicana.
Al Senato. Così come la senatrice democratica Barbra Boxer che ha ottenuto il suo quarto mandato consecutivo staccando di dieci punti percentuali la repubblicana Carly Fiorina. Anche lei, come la Whitman, manager di successo e in passato capo della Hewlett-Packard aveva condotto una campagna molto aggressiva. “E’ tempo per i californiani di tornare uniti – ha detto Barbra Boxer, che piace ai californiani, tanto da avere, nel corso delle quattro elezioni che l’hanno vista protagonista sin dal 1992, sempre allungato il margine di vittoria sul rivale repubblicano.
“Questa è la mia undicesina elezione consecutiva. Non sono serviti i milioni di dollari e le campagne negative per battermi”: ha detto la Boxer di fronte alla platea democratica, riunita a Hollywood per festeggiarla.
La California si conferma dunque fortino democratico e nazione “liberal”, tanto da avere votato, insieme alle politiche, per il referendum sulla legalizzazione della marijuana. Ma la “proposition 19” non ha avuto successo. Hanno vinto di larga misura i no. La marijuana resta legale per scopi medici, ma non può essere commercializzata e consumata da chiunque.
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