Caso Almasri, la Corte penale internazionale bacchetta il governo: "Non ha rispettato i suoi obblighi" (foto ANSA) - Blitz quotidiano
La Corte penale internazionale (Cpi) ha formalmente richiamato l’Italia per la gestione del caso del generale libico Mahmoud Almasri, arrestato a Torino il 18 gennaio scorso e poi rilasciato e rimpatriato con un volo di Stato tre giorni dopo.
Nel documento ufficiale diffuso dalla Corte, la camera preliminare I afferma che “l’Italia, non eseguendo correttamente la richiesta d’arresto e consegna, non ha rispettato i propri obblighi internazionali di cooperazione”. Si tratta di un pronunciamento severo, poiché la camera preliminare è l’organo che valuta la corretta applicazione delle procedure nelle fasi iniziali dei casi, prima dell’apertura di un processo vero e proprio.
La stessa camera, tuttavia, ha deciso a maggioranza di rinviare la decisione su un eventuale deferimento dell’Italia all’Assemblea degli Stati parte della Cpi o al Consiglio di sicurezza dell’ONU, lasciando per ora aperta la possibilità di un chiarimento diplomatico.
La Corte ha chiesto al governo italiano di “fornire entro il 31 ottobre informazioni su eventuali procedimenti interni pertinenti e sul loro impatto sulla cooperazione con la Corte”, una richiesta che obbliga Roma a spiegare pubblicamente le ragioni del rimpatrio di Almasri.
Nel frattempo, sul fronte giudiziario interno, gli avvocati Francesco Romeo e Antonello Ciervo, legali di Lam Magok, una delle presunte vittime del generale libico, hanno annunciato nuove azioni. I due legali hanno infatti presentato al Tribunale dei ministri un’istanza per chiedere che venga sollevato un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato dopo che il Parlamento ha negato l’autorizzazione a procedere contro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, indagati nel caso.