Forza Italia, un partito in preda alle correnti. Meloni lo sa ma intanto tira dritto (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Così, anche nel partito fondato da Silvio Berlusconi si creano le correnti. Attualmente ce ne sono soltanto due, ma non bisogna disperarsi perchè presto ne potrebbero nascere altre. L’interrogativo è questo: che succede in Forza Italia? Possibile che anche in questa parte politica nascano quegli attriti che sono ormai diventati una moda? Sembra proprio di sì. L’allarme è stato lanciato qualche giorno fa da Pier Silvio Berlusconi, il primogenito del Cavaliere, il quale all’improvviso, quando nessuno se lo aspettava, ha sostenuto che “sarebbero necessari volti nuovi” perché il partito possa compiere quel salto di qualità che lo renda più competitivo di quel che già è.
Attenzione: il dado è tratto. Che cosa voleva dire il patron di Mediaset se non che si doveva lavorare per una svolta che poteva dare a Forza Italia quel merito e quella importanza che merita? Un siluro ad Antonio Tajani? Un monito per quel che ancora non si era riusciti a raggiungere dopo la morte dell’ex presidente del Consiglio? In cuor suo, certamente, Tajani avrà tremato, ma da quella vecchia volpe che è, ha fatto finta di non dare peso a quelle parole: “Con gli eredi del grande capo, mi sento tutti i giorni, non c’è quel pericolo che certa informazione vuol far credere”. Non era così, perchè da quel momento in Forza Italia è nata una fibrillazione che non le apparteneva.
“Il volto nuovo” è quello di Roberto Occhiuto, il governatore della Calabria che nelle recenti elezioni amministrative ha dato un solenne ceffone alla sinistra guidata da Pasquale Tridico, l’ex presidente dell’Inps. (Il quale, sia detto per inciso, dopo la batosta, ha preferito tornarsene a Bruxelles per difendere il suo posto di deputato europeo. No, chiedergli di fare il consigliere di minoranza in una regione piena di problemi mai risolti era troppo). Da allora le fibrillazioni sono aumentate ed i protagonisti del “dissidio” si sono trincerati dietro un’attenta difesa diplomatica.
Tajani ha continuato a ripetere che con la “famiglia” ha contatti continui e tutte le illazioni sono soltanto fake news. Occhiuto è ancora più prudente: “Non ci sono frizioni”, sostiene, “il partito è aperto. Nei confronti di Antonio ho un sentimento di grande riconoscenza”. Una frase che non significa nulla, la dice per prendere tempo e basta. Ma una stoccata non la risparmia, la insinua in modo che non possa ferire a chi è diretta. Ricordate quel che promise il segretario appena insediato? Ripetette che senza ombra di dubbio il partito sarebbe arrivato a prendere il vento per cento delle preferenze. “Risultato raggiunto? Non mi pare, ironizza”.
La verità è che oggi Forza Italia continua a dimenarsi tra il sette, l’otto e il nove per cento, ma non sempre. È un passo al di sopra della Lega di Matteo Salvini, niente di più. Al vertice si vantano di essere il secondo partito della coalizione. Fino a quando? Le bocche tacciono, non ci sono risposte ad un interrogativo del genere. Chi ne fa le spese di questa situazione è, manco a dirlo, Giorgia Meloni che avrà un altro grattacapo da risolvere. Non dovrà solo mettere le pezze agli interventi poco azzeccati del ministro dei trasporti, ma probabilmente avrà a che fare anche con i capricci di Antonio Tajani che vorrà dimostrare ai suoi compagni di partito che ha voce in capitolo nelle decisioni dell’esecutivo.
Questa situazione non giova certamente al governo. Infatti, appena se ne avvertono le prime avvisaglie, la minoranza incalza. Angelo Bonelli ne è il portabandiera.” La premier non affronta mai i problemi che assillano il nostro Paese. Devia tutti gli ostacoli puntando su interrogativi che potrebbero essere benissimo rimandati. È un vecchio giochetto che non incanta più nessuno”. Elly Schlein va giù dura, non perde nemmeno un minuto per attaccare. “Nella maggioranza c’è una evidente spaccatura che si vuole nascondere. Per questa ragione, la Meloni fa solo cabaret come è accaduto alla kermesse di Atreju”.
A destra, non ci si lascia intimidire e parlano di un “Nazareno bifronte”, cioè di un direttivo che ha due facce completamente diverse tra di loro. Matteo Salvini per un giorno rimane tranquillo, esulta per la sentenza della Cassazione che lo ha definitivamente assolto dal “sequestro” della Open Arms e ripete come un mantra che “chi difende i confini del proprio Stato non commette un reato”. Insomma, nemmeno nei giorni che precedono il Natale si respira aria di tranquillità nei Palazzi romani: Anche perchè, a detta di un post che è meglio non nominare, si dice che questa festa bisognerebbe abolirla perchè aumenta lo stress, è uno spreco di cibo e di danari ed è contro l’inquinamento. Si può commentare un’affermazione del genere? Meglio di no.
Due parole infine per un intervento che l’onnipresente Matteo Renzi ha fatto in un programma che è solito guardare solo da una parte. Il suo intervento è durato venti minuti. Diciannove dei quali, più un’aggiunta di quarantacinque secondi, gli sono serviti per parlare male esclusivamente di Giorgia Meloni. I rimanenti quindici solo per dare la possibilità al conduttore di ricordare ai telespettatori il suo nome e cognome. Forse potrebbero averlo dimenticato.