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Spunta il “bollo sul contante” da 500 euro, l’emendamento FdI al vaglio del Mef

Il contante torna al centro del dibattito parlamentare. Un emendamento presentato da Fratelli d’Italia, firmato dal senatore Matteo Gelmetti, è finito sotto la lente del ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti. La proposta, inserita nell’esame della legge di bilancio 2026, punta a modificare indirettamente i pagamenti cash elevati attraverso l’introduzione di un’imposta speciale. La misura è stata segnalata come prioritaria dal partito meloniano e potrebbe diventare una norma della manovra, modificando le regole sui pagamenti in contante e introducendo un nuovo balzello a carico degli utenti.

Come funziona il bollo sul contante

Il testo dell’emendamento prevede un’“imposta speciale di bollo” da 500 euro su ciascun pagamento in contanti compreso tra 5.011 e 10.000 euro. L’imposta sarà obbligatoria sia per cittadini italiani sia stranieri e sarà totalmente a carico degli acquirenti. Ogni operazione dovrà essere tracciabile: sarà sempre richiesta la fatturazione con contrassegno sulla stampa cartacea e una copia dovrà essere consegnata al fornitore del servizio per eventuali controlli dell’Agenzia delle Entrate.

I limiti attuali e le possibili conseguenze

Dal 2023 il limite massimo per i pagamenti in contante è fissato a 5.000 euro; importi superiori devono avvenire tramite strumenti tracciabili. L’emendamento introduce una tassa fissa di 500 euro, indipendente dall’importo, che potrebbe disincentivare l’uso del contante tra i 5mila e i 10mila euro senza vietarlo. La misura interviene su una soglia che, sotto il governo Meloni, era stata innalzata dai precedenti 1.000 euro per favorire pagamenti tracciabili e ridurre l’evasione fiscale, ma la nuova imposta potrebbe modificare dinamiche e comportamenti dei cittadini negli acquisti ad alto importo.

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Amedeo Vinciguerra