Chi è davvero il Tipster? Viaggio tra analisi, pronostici e responsabilità nel mondo delle scommesse (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Negli ultimi anni, la figura del tipster ha guadagnato sempre più spazio nel panorama digitale italiano. Complice l’ascesa dei social media e la crescente popolarità delle scommesse sportive, oggi basta scorrere un feed o entrare in un gruppo Telegram per imbattersi in chi promette pronostici vincenti o metodi per “vivere di betting”.
Ma cosa c’è davvero dietro questa figura? E soprattutto, come distinguere l’esperto dall’improvvisato?
Il termine “tipster” indica, in linea teorica, un appassionato (o esperto) che studia eventi sportivi, analizza dati, segue i movimenti delle quote e propone previsioni, spesso accompagnate da una spiegazione tecnica. Negli ultimi tempi, però, questa figura ha assunto sfumature molto più ampie: dal professionista con background analitico al semplice content creator che cavalca l’onda dell’engagement.
Le piattaforme su cui operano sono le più diverse: Telegram, Instagram, TikTok, newsletter e siti web. Alcuni si focalizzano solo sul calcio o addirittura su un campionato, altri coprono l’intero panorama sportivo globale.
Questa pluralità rende difficile tracciare confini netti tra chi offre un servizio serio e chi, invece, sfrutta la speranza degli utenti per monetizzare.
Come (e quanto) guadagna un tipster?
Capire il modello di business dei tipster è essenziale per valutare la qualità delle informazioni che offrono. I canali di guadagno più diffusi includono abbonamenti mensili a contenuti premium, affiliazioni con siti di scommesse (che ricompensano per ogni nuovo iscritto), e la vendita di “schedine” personalizzate.
In questo contesto, la trasparenza diventa cruciale: un tipster che guadagna solo se l’utente gioca potrebbe avere l’interesse a rendere tutto più roseo di quanto non sia. Ed è proprio qui che iniziano a delinearsi le prime distinzioni tra tipster affidabili e figure meno limpide.
Chi cerca un tipster da seguire dovrebbe innanzitutto analizzare il suo comportamento comunicativo. Un professionista serio tende a pubblicare gli storici dei propri pronostici, esplicitando il ROI (Return on Investment), e utilizza un linguaggio sobrio. Non promette guadagni sicuri, non manipola i risultati post-match, non “cancella” i fallimenti.
Al contrario, i cosiddetti “fake tipster” giocano sull’illusione del successo facile. Usano slogan accattivanti, mostrano solo le vincite (spesso selezionate) e spingono verso gruppi VIP come unica via per “cambiare vita”.
Proprio per aiutare gli utenti a orientarsi, ecco una panoramica dei profili più influenti nel panorama italiano.
Senza voler fare pubblicità, ma con l’intento di informare, presentiamo qui i 10 tipster più noti in Italia, selezionati per popolarità, approccio e stile comunicativo.
Una figura (ancora) senza regole
In Italia, la normativa sulle scommesse è piuttosto chiara per gli operatori, ma molto meno per chi crea contenuti sul betting. L’attività del tipster, di fatto, sfugge a una regolamentazione stringente: non esiste un albo, né un sistema di certificazione.
Questo vuoto normativo, unito alla facile monetizzazione tramite affiliazioni, ha permesso a molti di improvvisarsi esperti, creando un contesto in cui l’informazione affidabile rischia di perdersi nel rumore.
Per chi desidera avvicinarsi a questo mondo con serietà, il percorso per diventare tipster non è fatto solo di pronostici indovinati. Serve innanzitutto una profonda conoscenza dello sport, capacità analitiche e padronanza degli strumenti statistici.
A ciò si aggiunge la necessità di comunicare bene, creare fiducia con il pubblico, gestire storici, ROI e report in modo trasparente. Oggi un tipster è anche un creatore di contenuti, che deve saper curare la propria immagine e costruire community solide.
Infine, la componente etica è fondamentale: ogni pronostico suggerito comporta un potenziale rischio per chi lo segue. Per questo, i migliori tipster non sono quelli che promettono di far guadagnare tutti, ma quelli che educano al betting consapevole.
Non si può parlare di tipster senza considerare l’impatto sociale e psicologico della loro attività. Se da un lato ci sono figure che contribuiscono alla diffusione di cultura sportiva, dall’altro è innegabile che il confine tra passione e dipendenza possa diventare sfumato.
Alcuni utenti, purtroppo, iniziano a giocare in modo compulsivo proprio seguendo i consigli di chi promette risultati costanti.
Per questo, seguire un tipster dovrebbe essere una scelta ragionata, non impulsiva.
La figura del tipster continuerà a esistere finché ci sarà interesse per le scommesse. Ma il futuro di questa professione – o presunta tale – dipenderà dalla maturità degli utenti e dalla capacità del settore di autoriformarsi, ponendo al centro la trasparenza, l’etica e l’educazione al gioco responsabile.
Affidarsi a un tipster può essere una curiosità, una passione, o un modo per vivere lo sport in modo diverso. L’importante è ricordare sempre che non è una scorciatoia per fare soldi, ma un percorso da affrontare con testa, dati e spirito critico.