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Gesù disse: “Padre nostro”, una preghiera antica con traduzioni contrastanti

Gesù disse: “Padre nostro” e da duemila anni miliardi di cristiani pregano così ogni giorno.

Ma su questa preghiera, elaborazione di una antica invocazione ebraica, molto c’è da dire, come spesso accade in materia di religione.

Ciò dipende dal fatto che ognuno ripete nella propria lingua parole dette in origine in aramaico, la lingua che parlava Gesù è che ancora oggi parlano gli assiri in Siria.

A noi il Padre nostro è arrivato attraverso una prima traduzione in greco e poi in latino.

Un punto controverso è quello del pane. La versione nota recita “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E nella fonte Q, una sorta di proto Vangelo, la frase attribuita a Gesù è nel senso alimentare.

Nel testo greco però non si dice l’equivalente di quotidiano ma si usa, caso unico in tutto l’enorme vocabolario Rocci, il termine “epiousios” che vuole dire “del domani”, coerente col ruolo che Gesù attribuisce a se stesso nella Eucarestia.

Gesù e la tentazione

Gesù disse: “Padre nostro”, una preghiera antica con traduzioni contrastanti – Blitzquotidiano.it (Gesù e la Maddalena di Correggio)

Un altro punto controverso del Pater Noster è emerso di recente quando la Chiesa cattolica ha cambiato il penultimo versetto della preghiera.

Per secoli i cristiani avevano recitato in latino “et ne nos inducas in tentationem”, non ci indurre in tentazione. Improvvisamente un giorno l’implorazione è diventata: “non abbandonarci alla tentazione”.

Nella versione greca del Padre Nostro la parola usata è πειρασμόν, che vuol dire tentazione ma anche prova. E l’intera frase viene tradotta nel senso tradizionale.

Ernest Renan, un secolo e mezzo fa, proponeva una diversa traduzione, seguendo il significato di prova:

«Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane d’ogni giorno. Perdonaci le nostre offese, come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offeso. Risparmiaci le prove, e liberaci dal Cattivo.»

Lo stesso Renan, nella sua Vita di Gesù (1883) mette in evidenza un aspetto fondamentale della preghiera:

“Gesù particolarmente insisteva sul pensiero che il Padre celeste sa meglio di noi quello che ci è necessario, e che domandargli una cosa piuttosto che un’altra è quasi un fargli ingiuria”.

Lo stesso concetto ritroviamo in How to pray di C.S. Lewis (Cronache di Narnia).

Lo stesso Gesù provò la determinazione divina. Chiese al Padre di allontanare da lui l’amaro calice, ma non fu ascoltato e morì sulla croce.

Published by
Sergio Carli