Claudio Ranieri non avrebbe mai immaginato che, appena chiusa la sua lunga carriera nei club, potesse spalancarsi nuovamente la porta della Nazionale. E invece, il destino ha deciso altrimenti. Tutto è cominciato ieri pomeriggio, in un momento ordinario e familiare: mentre guardava la finale del Roland Garros tra Alcaraz e Sinner, è arrivata quella telefonata che ha riacceso in lui una fiamma mai spenta. Emozionato, ha condiviso il momento con i suoi cari: “Ma come faccio a dire no? Lo direi a me stesso. A me tifoso della Roma e tifoso della Nazionale. Posso mai tirarmi indietro?” avrebbe detto ai suoi cari.
La questione è complessa, certo, ma anche piena di significato per uno come lui, innamorato del calcio e dell’azzurro. I Friedkin, proprietari della Roma, dovranno dare il benestare a un eventuale doppio ruolo: quello di commissario tecnico e, in parallelo, consigliere personale del presidente. Una proposta che la FIGC potrebbe valutare positivamente. E allora, resta solo un punto da superare: un po’ di imbarazzo nel comunicarlo agli amici e colleghi, come Gian Piero Gasperini, con cui ha condiviso pensieri e progetti nei giorni scorsi. Ma la domanda rimane: “Come si fa a dire di no all’Italia?”.
Claudio Ranieri incarna alla perfezione il profilo ideale per la guida della Nazionale. Forte di un’esperienza internazionale straordinaria, ha sempre avuto una visione chiara del calcio: non esiste differenza tra allenare e selezionare, perché tutto ruota attorno alla valorizzazione dei calciatori, alla loro condizione e ispirazione del momento. Questo approccio si è visto anche quest’anno nella sua ultima avventura sulla panchina giallorossa, dove ha saputo rilanciare una squadra con intelligenza e sensibilità.
Ecco perché questa chiamata non è solo un’opportunità professionale, ma un compito quasi naturale per chi, come lui, ha sempre vissuto il calcio con equilibrio e passione. E poi, oltre all’amore per l’azzurro, c’è un obiettivo che parla a tutti: c’è un Mondiale da salvare.