Gaza, Palestina in fiamme, le colpe di Israele: Hamas non ha titolo, aggrava la tensione, provocazioni ad arte

di Pino Nicotri
Pubblicato il 16 Maggio 2021 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA
Gaza, Palestina in fiamme, le colpe di Israele: Hamas non ha titolo, aggrava la tensione, provocazioni ad arte

Gaza, Palestina in fiamme, le colpe di Israele: Hamas non ha titolo, aggrava la tensione, provocazioni ad arte

Gaza, a che titolo Hamas è intervenuta fuori della striscia? C’è un problema, formale ma anche sostanziale, che in queste nuove ore da lupi mannari è bene non dimenticare: che veste ha Hamas, autorità che governa Gaza perché eletta dalla sua popolazione, per intervenire legittimamente in Israele a difesa dei palestinesi?
 
Sia dei palestinesi israeliani, sia dei palestinesi della Cisgiordania e dei territori “amministrati”, cioè governati da militari israeliani che permettono ogni tipo di sopruso contro i residenti palestinesi.
 
Hamas NON ha nessuna veste per intervenire. Può legittimamente intervenire sul piano internazionale con proteste, appelli, ecc., ma NON ha nessuna veste per intervenire in Israele/Palestina, tanto meno militarmente.
Per il semplice motivo che Hamas NON rappresenta i palestinesi residenti non a Gaza, NON è stata eletta in nessun modo da loro.

Quindi NON ha nessun titolo per intervenire sul territorio esterno a Gaza, nella fattispecie nel territorio Israele/Palestina.

Il fatto che Hamas a suo tempo sia stata finanziata dal governo israeliano, che per usarla contro l’OLP di Yasser Arafat ne scarcerò anche il massimo dirigente e leader carismatico Ahmad Yāsīn, il famoso “sceicco cieco”,  nulla toglie a questo discorso.
 
Questo dobbiamo averlo ben chiaro, anche chi è dalla parte dei palestinesi perché purtroppo vessati in ogni modo già fin dal ’47. Quando Ben Gurion ne cacciò via oltre 400 mila dalle terre assegnate loro dall’ONU. La pulizia etnica all’origine della tragedia dei profughi con tutto ciò che ne è seguito fino ad oggi.

Una serie di puliziee etniche non solo a Gaza

Comprese le altre pulizie etniche a base di deportazioni di palestinesi soprattutto a Gaza. Sradicandoli in massa dalla mattina alla sera in quelle che poi sono diventate le città israeliane di Askelon, Sderot e altre ancora.
 
Il sionismo egualitario e inclusivo di Judah Magnes, cofondatore e primo rettore dell’Università Ebraica di Gerusalemme. E perfino di un destro come Vladimir Jabotinsky, che volevano uno Stato con pari doveri e diritti di tutti i suoi cittadini a prescindere dalle appartenenze religiose, “razziali”, etniche, ecc., è stato sconfitto dal sionismo suprematista ed esclusivo.
 
Sulla mancanza di rappresentatività di Hamas fuori Gaza bisogna avere le idee chiare, per evitare di scadere nelle tifoserie. Esattamente come l’Austria non aveva nessun titolo nell’intervenire in Alto Adige. Sostenendo in vari modi gli “irredentisti” e gli “annessionisti” di lingua tedesca. Che praticavano il terrorismo.
 
Fornendo così poi l’idea ai “servizi” e ai neonazisti italiani per varare successivamente la “strategia della tensione”. Quella sfociata nella strage di piazza Fontana del 12 dicembre ’69).
 
L’Italia ebbe però il buon senso di trattare comunque con l’Austria. Risolvendo così un problema che rischiava di diventare una piaga costellata di altre bombe e altri morti per chissà quanti anni.

Hamas da Gaza forza la mano a tutti

L’intervento indebito di Hamas da Gaza forza la mano a tutti. Intervento demenziale e masochista ancora una volta sulla pelle dei palestinesi. Quelli di Gaza soprattutto.
 
Ma anche di quelli di Israele e territori “amministrati” perché tra l’altro manda in frantumi il ruolo dei partiti arabi presenti alle elezioni. E prolunga la vita di governi impresentabili come quelli di Netanyahu&C.
 
Inoltre permette alla comunità internazionale, soprattutto europea, di voltarsi dall’altra parte e continuare a praticare all’infinito le solite litanie della “soluzione dei due Stati”. Soluzione ormai impraticabile perché morta e sepolta da almeno 20 anni. Vedi l’incredibile plauso Letta-Salvini con annessa foto sul palco a Roma avvolti nella bandiera israeliana.
 
Giuliano Ferrara, l’ex dirigente comunista del PCI di Torino ed ex filo palestinese di ferro, nel 2002, deriso soprattutto dall’intera sinistra ha saltato il fosso e rotto gli schemi organizzando a Roma l’Israele Day.  Non immaginava per la sua vituperata iniziativa un futuro così roseo sia a destra che a sinistra. Un vero trionfo.
 
L’avere messo strumentalmente Hamas tra le organizzazioni “terroriste” ha permesso agli USA di impedirle qualunque peso sulla scena internazionale occidentale, castrando così non piccola parte delle voci pro palestinesi.
 
Ma NON esiste solo l’Occidente. Hamas potrebbe cercare sostegni politici alla causa palestinese anche fuori dall’Occidente: il mondo è vasto! E dovrebbe gridare per trovare sponsor che le permettano di avere un posto almeno da osservatore all’ONU.
 
In queste ore nuovamente spaventose è più che mai necessario non buttare a mare anche noi le regole internazionali. E non legittimare comportamenti illegittimi. Anche se si tratta di comportamenti illegittimi provocati (ad arte) da comportamenti illegittimi altrui.

Le colpe del Governo israeliano

Nella fattispecie da parte del Governo israeliano.
Dando ancora una volta mano libera alla violenza dei coloni. Ai recenti soprusi contro i palestinesi di Gerusalemme del quartiere Sheik Jarrah. Alle provocazioni dei fanatici colonialisti fin dentro la Spianata delle Moschee (come dire S. Pietro e il Vaticano a Roma). E a marce di estremisti di destra organizzate al solo scopo di poter provocare scontri con i palestinesi che festeggiavano la fine del Ramadan.

Una lezione dall’Italia ieri e oggi

L’Italia pare subisca dei torti dalla Libia in fatto di pescherecci, non per questo possiamo bambardare la Libia (peraltro da noi già bombardata e pure invasa a suo tempo…). Come magari vorrebbe la nostra destra di varia estrazione e composizione.
 
Certo, lo so, le mie sono solo parole. Ma credo che debbano essere dette. Ad alta voce. Non può e non deve esserci spazio solo per le armi e annesse tifoserie di supporto.