Dipendenti dei Musei vaticani in rivolta, le accuse sui diritti negati ai lavoratori e le discriminazioni sulle promozioni

di redazione cronaca
Pubblicato il 13 Maggio 2024 - 08:49
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foto ANSA

Il Governatorato del Vaticano ha un mese di tempo per evitare che le richieste di 49 dipendenti dei Musei Vaticani sfocino in una causa legale. L’avvocata Laura Sgrò sta guidando questo che potrebbe essere il primo caso di class action nella storia del Vaticano, diretta contro l’esecutivo della Santa Sede, presieduto dal cardinale Fernando Vergez Alzaga. Come riportato dal Corriere della Sera, i dipendenti vaticani hanno scritto a lui: “Eminenza Reverendissima, le condizioni di lavoro ledono la dignità e la salute di ciascun lavoratore. È evidente la mala gestio, che sarebbe ancora più grave se fosse frutto della sola logica di ottenere maggiori guadagni”. Le rivendicazioni riguardano attualmente 49 dipendenti su un totale di 700 dei Musei Vaticani, tra cui 47 custodi, un restauratore e un addetto al bookshop. Le accuse sollevate dai lavoratori pongono seri interrogativi sulla sicurezza generale all’interno del museo.

Le accuse

Secondo quanto dichiarato dai 49 dipendenti, in Vaticano non sono garantiti alcuni diritti sul lavoro ampiamente riconosciuti in buona parte dell’Occidente. Ad esempio, in caso di malattia, non ci sono controlli durante determinate fasce orarie, costringendo il lavoratore a rimanere a casa: “Quando un lavoratore è malato, questa condizione si trasforma in un vero e proprio obbligo di domicilio”, si legge nel documento trasmesso dall’avvocata Sgrò al cardinale Vergez Alzaga. Ci sono quindi casi in cui i lavoratori in malattia sono stati segnalati perché si sono recati dal medico. Le problematiche riguardano anche gli straordinari, con presunti abusi da parte del Vaticano. I dipendenti ricordano che, secondo il Rescritto “Ex Audentia SS.mi” del 28 agosto 2015, il lavoro straordinario viene retribuito meno di quello ordinario dopo sei ore consecutive di lavoro. Gli stessi dipendenti accusano il datore di lavoro di abusare di questa pratica.

Vi sono inoltre accuse di discriminazione e favoritismo nell’assegnazione dei livelli e delle classi di merito legate all’anzianità. I dipendenti lamentano che gli aumenti di stipendio sarebbero controllati dal capo-responsabile, generando un ambiente di discriminazione e confusione. C’è anche il sospetto che i caregiver siano penalizzati durante le valutazioni, creando un clima di sfavore verso coloro che si prendono cura di familiari malati. La situazione è peggiorata con l’avvento della pandemia di Covid-19, poiché il Vaticano non ha previsto misure di sostegno economico per i dipendenti in caso di crisi o disoccupazione. Anche il congelamento degli aumenti di stipendio deciso da Papa Francesco per il biennio 2021-2023 ha suscitato malcontento tra i dipendenti. Inoltre, a ottobre 2021, la Direzione dei musei ha annunciato una penalizzazione economica per coloro che erano rimasti a casa durante la pandemia, creando ulteriori tensioni.

La sicurezza dei lavoratori dei Musei Vaticani è un’altra questione critica. Non viene riconosciuto alcun compenso per il rischio sanitario, biologico e fisico, nonostante l’alto numero di visitatori a cui i dipendenti sono esposti ogni giorno. Ci sono segnalazioni di uscite d’emergenza non funzionanti e stanze senza aria condizionata, dove spesso si verificano malori. I custodi, incaricati del primo soccorso, lamentano la scarsa presenza della sicurezza all’interno del museo, con solo un gendarme all’ingresso e frequenti rischi di aggressioni da parte dei visitatori molesti.