Sicilia, arrivano le trivelle. A 13 km dalla costa

Pubblicato il 26 Aprile 2011 - 15:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La guerra in Libia mette a rischio i rifornimenti petroliferi dal Nord Africa? Ed ecco che al largo della Sicilia, precisamente di fronte a Pantelleria, arrivano le trivelle dei petrolieri.

Dario Prestigiacomo e Lorenzo Tondo su Repubblica Palermo raccontano che, secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero oltre cento i permessi di ricerca di idrocarburi richiesti o già ottenuti nel Mediterraneo. E alcuni di questi, sottolineano i due cronisti, si trovano a pochi chilometri dalle meravigliose spiagge siciliane.

La Transunion comincerà a sondare i fondali davanti a Pozzallo, a 27 chilometri dalla costa, a fine aprile. L’Audax in estate potrebbe cominciare a trivellare a 13 chilometri da Pantelleria. Sempre in quella zona inizierà presto ad operare anche la Northern Petroleum.

Non servirà quindi a nulla il decreto anti-trivella voluto e firmato dal siciliano ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che aveva assicurato la difesa del Canale di Sicilia dai cacciatori di greggio.

La Northern Petroleum non potrebbe essere più chiara, e  in un comunicato scrive: “La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia”. Quindi fa sapere che potrà estrarre dai propri giacimenti quattro miliardi di barili di greggio, per un totale di 400 miliardi di euro.

Di tutti questi soldi che si incasseranno i petrolieri ben poco arriverà nelle tasche dello Stato: in Italia, infatti, le royalty che le compagnie minerarie devono al territorio in cui estraggono sono solo del 4 per cento, contro l’85 della Libia, l’80 della Russia e della Norvegia, il 60 dell’Alaska.

In Italia, ricordano Tondo e Prestigiacomo, la franchigia per le piattaforme off-shore è di circa 50mila tonnellate di greggio l’anno, equivalenti a 300mila barili di petrolio. Sotto questo tetto di estrazione, le società non devono neppure pagare il 4 per cento di royalty.

Nel rapporto annuale della Cygam, società petrolifera con interessi nell’Adriatico, l’Italia è definita il paese “migliore per l’estrazione di petrolio off-shore”, sottolineando la totale “assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti”.