Veneto. Compagnia texana alla ricerca del petrolio italiano

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Il Veneto è già noto dagli anni 60 per la presenza di metano nel sottosuolo, ma ora l’Aleanna Resources, compagnia petrolifera texana, punta le sue mire sulla zone del Polesine proponendo un progetto di scavi alla ricerca di risorse petrolifere in 70 comuni  nelle province di Rovigo, Padova e Venezia. Il progetto però non ha visto il benestare della maggior parte dei sindaci coinvolti, poiché la zona è soggetta a “subsidenza”, un abbassamento del terreno dovuto all’estrazione dal sottosuolo, ed ora la compagnia texana attende il rapporto del Via, Valutazione d’impatto ambientale, prevista per il prossimo 3 agosto.

“La società texana ci chiede se il loro progetto di trivellazione è o no soggetto alla valutazione d’impatto ambientale. Si tratta di stabilire se è il caso di aprire la procedura che porterà al verdetto definitivo, o se dare il nulla osta preliminare”, ha dichiarato Silvano Vernizzi, il presidente della commissione e ad di Veneto strade spa. La questione è delicata, non solo per il rischio di profondo impatto ambientale, ma anche per l’opinione degli abitanti dei luoghi, non nuovi a proteste.

La storia petrolifera italiana comincia nel dopoguerra, quando l’Agip individuò un piccolo giacimento di petrolio a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, che si esaurì velocemente, mentre fonte attiva dal 1980 si trova in Val d’Agri, in provincia di Potenza, e ad oggi copre il 10 per cento del fabbisogno nazionale. Le richieste di indagini per individuare nuovi giacimenti in Italia sono molte, ma spesso trovano come ostacolo la minaccia dell’impatto ambientale, rischio da non sottovalutare quando si inizia lo sfruttamento di tali risorse.

Gianfranco Bettin dei Verdi è assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, ed ha dichiarato: “credo che vada tenuta alta la guardia. L’impatto ambientale è una cosa seria. E il fenomeno della subsidenza non va sottovalutato. Ora parliamo di petrolio, ma ricordo che nel 1973 fu bloccato il pompaggio di acqua dal sottosuolo che serviva per le industrie di Porto Marghera, poiché creava subsidenza. Se in Laguna la terra si abbassa e l’acqua si alza, l’effetto è disastroso”.

Se il permesso all’inizio dei lavori di trivellazione non arriverà, la compagnia texana potrà contare sul precedente di scavi avviati in provincia di Treviso, dalla società inglese Celtique Energie Petroleum, che ha ottenuto il nulla osta ai lavori dal ministero dello Sviluppo economico e che per i prossimi sei anni potrà scavare un’area di 500 chilometri quadrati, fino a 4 chilometri di profondità , alla ricerca di petrolio e gas.