Troppi antibiotici ai nostri bambini. Allarme dell’Istituto Mario Negri

Pubblicato il 17 Settembre 2011 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – I bambini italiani li usano di più. Passeggini? Giochi in scatola? No, antibiotici. Un piccolo su due assume almeno un antibiotico all’anno, contro il 14 percento degli inglesi. Eppure gli italiani non si ammalano certo di più dei coetanei europei. Gli esperti lo dicono da tempo, e ora lo dimostra anche uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri di Milano: i bambini assumono troppi antibiotici, anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

I risultati recentemente presentati al convegno “Uso razionale dei farmaci per i bambini e i loro genitori: un obiettivo dinamico e strategico”, dicono che il 52 per cento dei piccoli pazienti assume in media almeno un antibiotico ogni 12 mesi. Con grandi differenze dal Nord al Sud del Paese: il primato va alla Puglia, dove si sfiora il 70 per cento; nel Lazio, invece, il numero è più contenuto, con il 36 percento dei pazienti. Altri dati riportano che l’8 per cento dei bambini è ricoverato in ospedale durante l’anno, ma in Friuli Venezia Giulia e Abruzzo questa percentuale raddoppia. Come si nota, le regioni italiane presentano differenze, anche di due o tre volte, nella quantità di farmaci prescritti, che non hanno nessuna correlazione con i dati sullo stato di salute della popolazione infantile.

Il piccolo ha la tosse? Prende una pillola e via! L’ampio impiego degli antibiotici è solo l’indicatore di una tendenza alla medicalizzazione dell’infanzia più ampia. Benché la maggioranza dei bambini italiani sia sana, infatti, ciascuno di essi assume mediamente tre medicinali ogni anno per le comuni malattie dell’infanzia. Parliamo di febbre, tosse, raffreddore, bronchite o diarrea o altre infezioni virali.

In buona parte di questi casi, però, gli antibiotici non servono. “In Italia vengono somministrati ai bambini farmaci anche laddove non è richiesto», sottolinea Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno-Infantile del Mario Negri, «l’antibiotico, infatti, non è necessario per curare un banale raffreddore, cioè un’infezione di origine virale: sono virus che devono sfogarsi e che contribuiscono a creare gli anticorpi nel bambino. La faringite, per esempio, è frequentemente dovuta a virus, in particolare nei primi tre anni di vita, e contro i virus gli antibiotici non hanno efficacia». Inutile aggiungere che l’antibiotico assunto quando non serve, non fa certo bene alla salute del piccolo, rischiando anzi di diventare controproducente creando resistenze. Insomma, come recita il titolo stesso del convegno, ci sarebbe bisogno di un uso “più razionale” degli antibiotici. Soprattutto quando i pazienti sono dei bambini.

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