Sono 2.400 i casi di Sla, ma l’assistenza ai malati in Italia è ancora inadeguata

Pubblicato il 23 Giugno 2010 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

Stefano Borgonovo ex giocatore di calcio malato di Sla

Nonostante per i prossimi anni si attendano in Italia 3.600 nuovi casi di Sla, più di quanti se ne siano registrati fino ad oggi (2.400 circa), l’assistenza ai malati è ancora inadeguata. Uniche eccezioni Lombardia e Veneto, dove l’approccio multidisciplinare al malato è considerato “vincente”. E’ quanto emerge da uno studio Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere.

Secondo la ricerca, realizzata in collaborazione con la Fondazione Istud e l’Associazione di malati Aisla, i ‘guai’ per i pazienti iniziano già dalla diagnosi. Nonostante le strutture che hanno partecipato all’indagine dichiarino di dedicare in media 45 minuti per malato, “il modo in cui questo tempo viene gestito è insoddisfacente”: infatti, solo nel 71% avviene in un luogo dedicato, mentre in un caso su tre viene tutto sbrigato in corsia.

L’80% degli ospedali esaminati, poi, ha una sezione dedicata alla Sla ma “con spazi insufficienti”, e i parenti dei malati chiedono a gran voce “di rivedere l’assegnazione dei posti letto, per evitare che persone in fasi estremamente diverse della malattia condividano la stessa stanza”. E’ critico anche lo spazio dedicato ai famigliari che assistono un malato: nel 71% dei casi non esistono soluzioni residenziali a supporto dei parenti.

“L’arma vincente – prosegue però lo studio – si conferma quella delle equipe multidisciplinari, che riescono a dare una risposta globale ai bisogni di salute e assistenza dei malati, migliorandone la qualità della vita”. I due modelli virtuosi sono quello della Lombardia, dove “ai pazienti viene assegnato un voucher per l’acquisto di prestazioni da un elenco di enti accreditati”, e quello del Veneto, “dove l’attivazione dell’assistenza domiciliare spetta al medico di famiglia, che assume il ruolo di ‘angelo custode’ del paziente con Sla”.