Berlusconi, Fini e la riforma della giustizia

Pubblicato il 11 Novembre 2009 - 20:40| Aggiornato il 24 Novembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

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Berlusconi e Fini: c'eravamo tanto amati

Il testo:

Continua la saga intitolata “Berlusconi e Fini alla ricerca dell’amore perduto”. Non appassionerebbe nessuno se non riguardasse due personaggi dai quali dipende almeno in parte il nostro futuro.

Sul tavolo c’è la riforma della giustizia. Se ne parla da quando è nata la repubblica. E’ una riforma complessa, che non può riguardare solo il ruolo, il lavoro, la produttività dei magistrati ma anche gli strumenti a loro disposizione.

In questo ha ragione Fini: a volte mancano anche cose elementari come carta e computer, anche se ancor di più contano organizzazione e potere, cose che non costano ma pesano. Viene il dubbio che carta e computer siano un pretesto per eludere il problema. E viene la voglia di chiedere a Fini e a tutti gli altri politici quando siano arrivati in Italia, con che passaporto e di cosa si occupino.

C’è un distacco tra le parole dei politici e la focalizzazione sui problemi, manca anche la voglia di misurarsi con la forza dei magistrati: eppure la riforma della giustizia dovrebbe essere al centro dell’agenda della sinistra, che dovrebbe avere nella sua bandiera la tutela dei deboli e degli oppressi da tutti i poteri e potenti. Invece è affidata alle cure di un signore che, a torto o a ragione, con quella giustizia ha dei conti aperti.