Dal Giappone il giornalista-robot che camminerà su due ruote

Pubblicato il 26 Marzo 2010 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA

Dal Giappone: il giornalista del futuro

Dobbiamo cominciare a preoccuparci? Ovvero, chi fa il mestiere del giornalista ed è già minacciato dalla crisi economica (in America, ma non solo, sono stati già chiusi numerosi giornali), deve ora temere che il suo posto di lavoro gli venga portato via da un ammasso di circuiti integrati, bulloni, chips di varia natura, altre diavolerie e metallo levigato su ruote, cioè a dire un dannato robot? Pare di sì, a quanto informa il sito national post.com.

La brutta notizia arriva dal Giappone, dove dicono che da qui a qualche anno a scattar foto, fare domande e scovare notizie potrebbe non essere più il classico cronista ficcanaso ma un robot capace di intercettare le “news” e in un colpo solo intervistare i protagonisti e fotografarli. Certo non una buona notizia per chi sogna di inserirsi in un mondo già inflazionato, ma il progetto è serio e secondo gli scienziati potrebbe risolvere il problema della oggettività dell’informazione.

A realizzarlo sono stati i ricercatori dell’Intelligent Systems Informatics Lab (ISI) della Tokyo University, che hanno sviluppato un automa capace di registrare tutto ciò che accade e individuare in tempo reale anomalie e novità. Il robot non solo è in grado di scovare le notizie ma anche di capire quali sono le più rilevanti: è stato cioè programmato in base al criterio della “notiziabilità” dei fatti. Tra le sue funzioni c’è quella di fotografare oggetti e soggetti ed è persino capace di fare domande ad hoc alle persone coinvolte. Non solo: gli studiosi giapponesi, consapevoli dell’ormai complementarità totale tra web e informazione, lo hanno programmato anche per l’utilizzo automatico dei motori di ricerca via internet, una funzione elementare per un robot ma ancora sconosciuta a tanti giornalisti della vecchia guardia.

Dulcis in fundo, la stesura dell’articolo. La dottoressa Charlie Catlett, degli Argonne National Labs, invitata a supervisionare il progetto durante il meeting nipponico della Information Processing Society, è rimasta impressionata dalla capacità della macchina di scrivere perfettamente, rispettando i criteri di composizione di un pezzo di cronaca e, naturalmente, evitando gli errori di ortografia. Senza dimenticare naturalmente la regola delle cinque sacre W: who?, what?, where?, when? e why? – ovvero: chi? cosa? dove? quando? perché?.

I ricercatori giapponesi non sono stati i soli a sentire l’esigenza di meccanicizzare la più viscerale delle professioni: ci hanno provato anche gli americani della Northwestern University di Evanston, nei pressi di Chicago, che qualche settimana fa hanno presentato la loro ultima creazione, un robot giornalista “sportivo”. Il prototipo, battezzato “The Machine”, è in grado di seguire una partita di baseball e stilarne la cronaca in tempi brevissimi utilizzando il programma Stats Monkey, realizzato ad hoc per scrivere articoli sportivi. Per ottenere un testo firmato “The Machine” basterà inserire le fasi salienti delle partite, il nome dei giocatori e il risultato finale. I pezzi saranno lontani anni luce da quelli che scriveva Gianni Brera, ma forse più vicini alle esigenze economiche del mercato.

L’unico problema è che il robot non sa ancora pensare. Ma con i tempi-lampo delle nuove tecnologie anche questo handicap potrebbe presto essere risolto. E allora per i giornalisti in carne ed ossa, o per lo meno per quelli che sanno pensare, la fine sarebbe inevitabile.