Venezia rende omaggio a Ileana Sonnabend: mostra alla fondazione Guggenheim

Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 18:08 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Venezia rende omaggio alla grande gallerista Ileana Sonnabend a quattro anni dalla scomparsa con una mostra, presso la fondazione Guggenheim di Ca’ Venier dei leoni, organizzata da Antonio Homen, direttore della Sonnabend gallery di New York e da Philip Rylands, direttore della collezione veneziana. Il percorso espositivo è composto da 60 opere di artisti italiani e internazionali dal forte gusto “italian sounding”.

La mostra è un mix di astrattismo e figurativo, “pop art” e minimalismo, il tutto per omaggiare le scelte e la classe della gallerista, forse la più importante del XX secolo insieme con il marito Leo Castelli. Insieme scoprirono alcuni degli artisti più famosi del secolo scorso.

La Sonnabend morì il 24 ottobre del 2007 a novantaduenne. Veniva dall’est: nata dalla ricca giudaica famiglia rumena degli Schapira, sposò a diciassettenne  il guru dei galleristi newyorchesi, Leo Castelli (cui, in vece dell’anello di fidanzamento, chiese un Matisse). Si diceva che dietro i grandi successi di lui, ci fosse sempre la grandezza di lei. Una collaborazione che continuò anche dopo che i due divorziarono e lei si risposò con Mr Sonnabend.

Era lei la vera mecenate, intuitiva, portentosa e intrepida, delle arti nel XX secolo. Mai dimentica delle sue radici, elesse a luogo privilegiato per l’attività espositiva e la promozione degli artisti – dopo il folgorante esordio newyorchese nel ’57 con l’apertura di una galleria a Manhattan – Parigi e l’Italia. In America diede spazio, coraggiosamente, a quegli antesignani pop come Frank Stella e Cy Twombly, i neodada Jasper Johns e Robert Rauschenberg, gli action painters Pollock e De Kooning, e i minimalisti Dan Flavin, Donald Judd e Robert Morris.

In Europa pensò di introdurre la declinazione più consumistica dello scenario statunitense: la galleria parigina, inaugurata nel ’62, sarà la base operativa, in Europa, per la fucina pop. Arrivarono i Wahrol, i Lichtenstein, i Rosenquist, gli Oldenburg. Contestualmente dall’Italia Mario Schifano venne portato in America, dove la Sonnabend fece ritorno nel ’71 inaugurando un nuovo spazio a Soho.