Ospedale Sant’Eugenio/ Roma come Mumbai: si partorisce sulle buste dell’immondizia

Pubblicato il 3 Agosto 2009 - 18:38 OLTRE 6 MESI FA

Negli ospedali di Roma si viene alla luce, ormai da qualche tempo, nella plastica. Succede al Sant’Eugenio.

Se si sale al secondo piano si arriva nel Reparto maternità e da lì in sala parto. Le buste celesti avvolgono i due letti in cui si stendono le partorienti. La plastica è ripiegata fino al telo verde che ricopre il resto del letto. Impossibile evitare il contatto. Sotto il telo si nota un tessuto in similpelle di color nero. È consunto, ha visto soffrire e gioire migliaia di mamme. Ormai è logoro. Agli angoli dove non arriva il telo e dove la plastica si attacca e si deforma, spunta la gomma dell’imbottitura macchiata come un vecchio materasso in più punti.

Ogni anno nascono in questa sala e dunque nella plastica 1.350 bambini. Medici, ostetriche e infermieri stanchi di coperture posticce sono passati al fai-da-te. Ed ecco che, proprio come in guerra, quando scarseggiano i rifornimenti o come negli slum di Mumbai, il personale ha fatto fronte all’emergenza. Con la plastica.

Nella sala parto i letti sono due. Stanno lì dagli anni ’80. I divaricatori, che in origine erano bianchi, ora sono color giallo-avorio.

Il Sant’Eugenio è considerato un’eccellenza per il suo Centro grandi ustioni, riaperto di recente. Ma basta girare per scoprire che nell’ospedale di viale dell’Umanesimo si sta diffondendo lo stesso morbo che ha già attaccato il Policlinico. Bilance ricoperte dalla ruggine. Rubinetti ossidati. Lavandini divelti. I medici del reparto maternità si spogliano praticamente in pubblico. E un reparto Maternità che cade a pezzi.