Papa Francesco. Donne prete? Sorride, non dice no. “La Chiesa è femmina”

di Sergio Carli
Pubblicato il 30 Giugno 2014 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco. Donna capo dicastero della Chiesa? Ride ma non dice no

Franca Giansoldati. Sua una delle più ampie e interessanti interviste a Papa Francesco

ROMA – Papa Francesco ha dato una intervista delle migliori da quando è Papa. L’ha raccolta Franca Giansoldati, vaticanista del quotidiano il Messaggero di Roma, che l’ha pubblicata domenica 29 giugno, ricorrenza speciale per Roma, essendo San Paolo il santo patrono in cui onore si fanno i fuochi d’artificio, come a Genova, ma per San Pietro, co-festeggiato, anche se il patrono è San Giovanni Battista, come per Torino.

Ci voleva una donna per estrarre da un gesuita non solo diplomatiche risate ma anche notizie. Nella lunga intervista, ci sono banalità e retorica pauperistica e  rifiuto della storia, ma ci sono anche notizie e spunti interessanti.

Prostituzione minorile. Lo sdegno di Papa Francesco è sincero quando affronta la piaga.  Non è una novità a Roma. Negli anni d’oro dei Papi erano le stesse madri a portare ragazze tredicenni ai cardinali corrotti del tempo, ma in mezzo ci sono state riforma e controriforma e molto è cambiato, nel duro giudizio di condanna.

Osserva Franca Giansoldati: Per le strade consolari di Roma si vedono ragazzine di appena 14 anni spesso costretta a prostituirsi nella noncuranza generale, mentre nella metro si assiste all’accattonaggio dei bambini. La Chiesa è ancora lievito? Si sente impotente come vescovo davanti a questo degrado morale?

“Provo dolore. Provo enorme dolore. Lo sfruttamento dei bambini mi fa soffrire. Anche in Argentina è la stessa cosa. Per alcuni lavori manuali vengono usati i bambini perché hanno le mani più piccole. Ma i bambini vengono anche sfruttati sessualmente, in alberghi. Una volta mi avvertirono che su una strada di Buenos Aires c’erano ragazzine prostitute di 12 anni. Mi sono informato ed effettivamente era così. Mi ha fatto male. Ma ancora di più vedere che si fermavano auto di grossa cilindrata guidate da anziani. Potevano essere i loro nonni. Facevano salire la bambina e la pagavano 15 pesos che poi servivano comprare gli scarti della droga, il “pacco”. Per me sono pedofili queste persone che fanno questo alle bambine. Succede anche a Roma. La Città eterna che dovrebbe essere un faro nel mondo è specchio del degrado morale della società. Penso siano problemi che si risolvono con una buona politica sociale”.

Governo della Chiesa. C’è anche uno squarcio interessante su come funziona, ai tempi di Papa Francesco, il governo della Chiesa. Franca Giansoldati chiede a Papa Francesco dove stia andando la “Chiesa di Bergoglio”. Risposta:

“Grazie a Dio non ho nessuna Chiesa, seguo Cristo. Non ho fondato niente. Dal punto di vista dello stile non sono cambiato da come ero a Buenos Aires. Sì, forse qualcosina, perché si deve, ma cambiare alla mia età sarebbe stato ridicolo.

“Sul programma, invece, seguo quello che i cardinali hanno chiesto durante le congregazioni generali prima del conclave. Vado in quella direzione. Il Consiglio degli otto cardinali, un organismo esterno, nasce da lì. Era stato chiesto perché aiutasse a riformare la curia. Cosa peraltro non facile perché si fa un passo, ma poi emerge che bisogna fare questo o quello, e se prima c’era un dicastero poi diventano quattro. Le mie decisioni sono il frutto delle riunioni pre conclave. Nessuna cosa l’ho fatta da solo. Sono state decisioni dei cardinali. Non so se sia un approccio democratico [come suggeriva Giansoldati], direi più sinodale, anche se la parola per i cardinali non è appropriata”.

Donne prete. Ci saranno dei veri cambiamenti, al di là delle parole, del populismo, della demagogia. Queste non sono parole di Giansoldati, ma il senso è quello. Franca Giansoldati chiede:

Lei forse parla poco delle donne, e quando ne parla affronta l’argomento solo dal punto di vista del maternage, la donna sposa, la donna madre, eccetera. Eppure le donne ormai guidano Stati, multinazionali, eserciti. Nella Chiesa, secondo lei, le donne che posto occupano? E Papa Francesco risponde, da gesuita da manuale:

“Le donne sono la cosa più bella che Dio ha fatto. La Chiesa è donna. Chiesa è una parola femminile. Non si può fare teologia senza questa femminilità. Di questo, lei ha ragione, non si parla abbastanza. Sono d’accordo che si debba lavorare di più sulla teologia della donna. L’ho detto e si sta lavorando in questo senso”.

Franca Giansoldati insiste: Non intravede una certa misoginìa di fondo?

“Il fatto è che la donna è stata presa da una costola.. (ride di gusto). Scherzo, la mia è una battuta. Sono d’accordo che si debba approfondire di più la questione femminile, altrimenti non si può capire la Chiesa stessa”.

Santità, non giriamoci intorno, vien da dire. Giansoldati, corretta, chiede se possiamo aspettarci da Papa Francesco decisioni storiche, tipo una donna capo dicastero, non dico del clero…

Papa Francesco ride, poi dice:

“Be’, tante volte i preti finiscono sotto l’autorità delle perpetue…”.

La battuta elude la domanda ma è anche una importante apertura. Un altro avrebbe ricordato che gli Apostoli erano di sesso maschile e che se Gesù avesse voluto… Ma è pur sempre vero che Bergoglio è un gesuita.

Non è tipo da farsi mettere in mezzo. Sa bene che senza allargare la base della Chiesa alle donne, cooptandole nel clero, la Chiesa cattolica perderà terreno rispetto alle altre chiese che consentono il matrimonio dei preti e hanno allargato alle donne il sacerdozio. Per non parlare della Comunione ai divorziati risposati.

Terre di Missione. L’Asia è il nuovo mercato della Chiesa, meglio dell’Africa, più ricca e meno problematica dell’Africa, dove la Chiesa ha dovuto scendere a qualche compromesso col clero locale, tipo i preti sposati. Sono continenti dove la concorrenza di altre chiese cristiane è forte.

La Corea del Sud, la “tigre asiatica della Chiesa“, nella definizione di Sandro Magister, dove

“i cattolici aumentano con ritmi stupefacenti. Con ogni anno molte migliaia di nuovi battezzati adulti”.

Papa Francesco conferma:

“In Asia andrò due volte in sei mesi. In Corea ad agosto per incontrare i giovani asiatici. A gennaio nello Sri Lanka e nelle Filippine. La Chiesa in Asia è una promessa. La Corea rappresenta tanto, ha alle spalle una storia bellissima, per due secoli non ha avuto preti e il cattolicesimo è avanzato grazie ai laici. Ci sono stati anche martiri. Quanto alla Cina si tratta di una sfida culturale grande. Grandissima. E poi c’è l’esempio di Matteo Ricci che ha fatto tanto bene…”.

Il resto è un po’ deja vu, da prediche domenicali dal pulpito di una volta. Luoghi comuni sulle metropoli:

“Roma è una metropoli bellissima, unica, con i problemi delle grandi metropoli. Una piccola città possiede una struttura quasi univoca, una metropoli, invece, comprende sette o otto città immaginarie, sovrapposte, su vari livelli. Anche livelli culturali”.

Giovani: come se “le tribù urbane dei giovani non fossero vecchie almeno di un secolo”.

Politica: nella “gerarchia di valori da rispettare nella gestione della cosa pubblica” viene prima “Tutelare sempre il bene comune. La vocazione per qualsiasi politico è questa. Un concetto ampio che include, per esempio, la custodia della vita umana, la sua dignità”.

Pregasi sfogliare qualche libro di storia. Anche sulla corruzione, di cui già parlava, qualche secolo fa, un frate di Firenze, Girolamo Savonarola. Si può dire che sulla corruzione, più quella della carne dei poveri che quella dell’avidità dei nobili, la Chiesa ci abbia campato fin dall’origine :

“Il problema è mondiale, [la politica] si è svalutata, rovinata dalla corruzione, dal fenomeno delle tangenti. Mi viene in mente un documento che hanno pubblicato i vescovi francesi 15 anni fa. Era una lettera pastorale che si intitolava: Riabilitare la politica e affrontava proprio questo argomento. Se non c’è servizio alla base, non si può nemmeno capire l’identità della politica”.

Certo, una volta, quando non c’era il diritto di voto né i giornali, nessuno si poneva il problema. E i potenti, be’ per loro l’assoluzione era garantita quasi sempre.

Ma la storia non entra nell’esame del presente, siamo sul pulpito, la predica deve essere forte e così la corruzione è

“un fenomeno mondiale. Ci sono capi di Stato in carcere proprio per questo. Mi sono interrogato molto, e sono arrivato alla conclusione che tanti mali crescono soprattutto durante i cambi epocali. Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambio di epoca. E quindi si tratta di un cambio di cultura; proprio in questa fase emergono cose del genere. Il cambiamento d’epoca alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria o sociale”.

Ma la storia è un continuo divenire, è solo la distanza di decenni e secoli che appiattisce e schematizza tutto.

Anche i cristiani sembrano non brillare per testimonianza…osserva Franca Giansoldati.

“È l’ambiente che facilita la corruzione. Non dico che tutti siano corrotti, ma penso sia difficile rimanere onesti in politica. Parlo dappertutto, non dell’Italia. Penso anche ad altri casi. A volte vi sono persone che vorrebbero fare le cose chiare, ma poi si trovano in difficoltà ed è come se venissero fagocitate da un fenomeno endemico, a più livelli, trasversale”.

Ricchi e poveri. Il Vangelo parla di più ai poveri o ai ricchi per convertirli?

«La povertà è al centro del Vangelo. Non si può capire il Vangelo senza capire la povertà reale, tenendo conto che esiste anche una povertà bellissima dello spirito: essere povero davanti a Dio perché Dio ti riempie. Il Vangelo si rivolge indistintamente ai poveri e ai ricchi. E parla sia di povertà che di ricchezza. Non condanna affatto i ricchi, semmai le ricchezze quando diventano oggetti idolatrati. Il dio denaro, il vitello d’oro».
Lei passa per essere un Papa comunista, pauperista, populista. L’Economist che le ha dedicato una copertina afferma che parla come Lenin. Si ritrova in questi panni?
«Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. Prendiamo Matteo 25, il protocollo sul quale noi saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ignudo. Oppure guardiamo le Beatitudini, altra bandiera. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani» (ride).