“Draquila”, il terremoto della Guzzanti che “svela” e fa arrabbiare Bertolaso

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA

Che non piacesse a tutti era cosa certa, che andasse a scoperchiare verità scomode anche, che facesse letteralmente imbufalire il capo della Protezione Civile forse no. È l’effetto “Draquila”, il docufilm diretto da Sabina Guzzanti che racconta il dopo del terremoto che colpì l’Abruzzo nell’aprile del 2009.

Il documentario, in perfetto stile Michael Moore, uscirà nelle sale italiane il prossimo 7 maggio e lancerà una domanda: cosa c’è veramente dietro il terremoto in Abruzzo? La Guzzanti nel suo blog racconta di una persona che le ha voluto parlare raccontandole di “strani esperimenti mirati a far cadere la democrazia”.

Il terremoto in chiave politica dunque, ma non solo. “Draquila” racconta quello che è successo in Abruzzo in questo ultimo anno, dalla militarizzazione delle tendopoli alla Protezione civile che – come racconta nel film una sua ex dirigente – è pronta a “infilarsi nella ricostruzione” dopo aver tuttavia evitato di “gestire la prevenzione”. E poi la cricca legata alla gestione dei Grandi eventi e gli scandali che hanno coinvolto Bertolaso.

Non è un docufilm d’assalto che si rispetti se non se ne parla e non fa arrabbiare nessuno, per cui ci ha pensato Guido Bertolaso a fare una dettagliata “recensione” della pellicola: “Non giova all’immagine dell’Italia”.

L’Italia non farà una bella figura con quel film – dice Bertolaso a margine della presentazione, a Palazzo Chigi, del volume “Mement o Aquila”, dedicato, appunto, al terremoto d’Abruzzo. “Presto, prestissimo si parlerà di noi – dice, riferendosi all’uscita del film e al suo passaggio a Cannes – e questo a proposito dello stravolgimento della verità. A breve verrà presentato un film a un festival e in questo film ci sarà una verità, che non è la verità, ma solo una delle verità. E l’Italia non farà una grande figura. Invece, credo che il sistema Paese ha saputo gestire l’emergenza terremoto in maniera ottimale e questo ci è stato riconosciuto a livello sia nazionale che internazionale”.

“Noi – continua Bertolaso – quelli che erano i rischi, i pericoli, i drammi che l’Aquila avrebbe vissuto li abbiamo capiti immediatamente quella mattina del 6 di aprile. Altri, in altri Paesi, non hanno capito subito le conseguenze catastrofiche che li stavano per colpire su certe situazioni e oggi si ritrovano a dover rincorrere una stalla che è stata già completamente svuotata degli animali che ci stavano dentro”.

Bertolaso dunque mette le mani avanti, cerca di far capire che “Draquila” non racconta la verità, che tira fuori teorie assurde, talmente assurde però che, come racconta la Guzzanti nel suo blog, le sono state riferite direttamente dai diretti interessati, le persone colpite dal sisma.

Polemiche, teorie assurde, smentite, pareri discordanti: benvenuti nel mondo dei docufilm, un modo “diverso” di portare alla luce verità scottanti. Le porterà alla luce ma le farà cambiare? Qualche anno fa Michael Moore fece “Sicko” che fece conoscere al mondo intero la situazione degradante della sanità Usa. Obama fece poi la riforma sanitaria. Certamente non c’è un legame ma pensate a quanti non americani potesse interessare la riforma sanitaria Usa senza aver prima visto “Sicko”. Forse servono a questo i docufilm.