L’ultima “zingarata” di Monicelli, suicidio a 95 anni

Pubblicato il 30 Novembre 2010 - 01:29 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monicelli

Ha deciso che era il momento, che non avrebbe aspettato. Mario Monicelli si è affacciato alla finestra della sua stanza d’ospedale al quinto piano del San Giovanni di Roma e si è gettato nel vuoto. Aveva 95 anni ed era malato di tumore alla prostata.

Monicelli era in ospedale da appena un giorno. Ma non ha voluto attendere oltre e come aveva fatto suo padre Tomaso nel 1946 è andato incontro alla morte. Allora era stato proprio lui a trovare il corpo del padre. Oggi invece, è toccato agli addetti sanitari del San Giovanni. Il regista era là, steso a terra, a pochi metri dal Pronto Soccorso.

Non ha lasciato neppure un biglietto d’addio. Per Monicelli, del resto, parla la sua filmografia sterminata. Oltre mezzo secolo dietro la macchina da presa, firmando quasi un film l’anno: dagli esordi con Totò fino agli ultimi lavori, passando per pezzi della nostra storia come “I soliti ignoti”, “L’armata Brancaleone” e “Amici miei”, “La Grande Guerra”, “Il marchese del grillo”, solo per citarne qualcuno.

“Era stanco di vivere” ha detto un medico dell’ospedale, uno dei pochissimi a parlare. Non sono mancati, invece, i commenti da parte di attori e registi. Dallo sgomento di Carlo Verdone al ricordo di Giovanni Veronesi. Tutte le parole hanno un filo rosso che le unisce: “Mario Monicelli era un uomo eccezionale”. Un uomo che ha rifiutato una morte “normale”.

Quanto al suicidio, vale la pena di ricordare cosa disse a marzo Monicelli ospite da Santoro: “Mai avere speranza! E’ una trappola inventata dai padroni”. Lunedì 29 novembre, Monicelli, di speranza non ne aveva più.

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