“Tuo padre si chiamava Hitler”: il figlio (francese) segreto del fuhrer

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 14:18 OLTRE 6 MESI FA

Hitler a confronto con il figlio Jean Marie Loret

ROMA – Adolf Hitler ebbe un figlio da una contadina francese, un figlio che non riconobbe mai e che durante l’occupazione tedesca fu suo nemico, prima come soldato poi come membro della Resistenza. A quel tempo Jean-Marie Loret, non sapeva nulla della sua ascendenza paterna, era sempre vissuto come un fils de Boche, quei ragazzi, spesso dileggiati e maltrattati, frutto della relazione “fortuita” tra donne francesi e soldati tedeschi, prima di essere consegnato in affidamento alla famiglia Loret. Finché all’inizio degli anni ’50, quasi in punto di morte, Charlotte Lobjoie, la madre naturale, non rivelò all’esterrefatto figlio la vera identità del padre.

Le rivelazioni non sono nuove, il settimanale francese Le Point ha rilanciato la storia in concomitanza con la riedizione del libro di Jean Marie (Ton père s’appellait Hitler) uscito tra l’indifferenza generale negli anni ottanta. Uscita che contiene nuovi particolari che confermano l’autenticità della vicenda. L’incontro tra il giovane caporale tedesco e la contadinella Charlotte appena sedicenne avvenne a Fournes-en-Weppe, un villaggio contadino vicino a Lille, a metà del 1917. Hitler era distaccato nelle retrovie durante una pausa dall’impegno in prima linea. E’ nota la passione per la pittura del futuro fuhrer: stava dipingendo quando Charlotte fu inviata da un gruppo di contadine impegnate a falciare il fieno in avanscoperta per capire chi fosse quel curioso soldato dell’esercito germanico.

Da cosa nasce cosa e dopo una breve frequentazione, una sera di giugno, un po’ alticcio e esuberante, Adolf Hitler raccolse il coraggio necessario per andare in fondo alla questione. Il marzo successivo venne alla luce Jean Marie. Charlotte ricorda le passeggiate con il soldato del quale non capiva una parola quando si profondeva in soliloqui esaltati, come fosse di fronte a un uditorio immaginario. Non lo capiva Charlotte, ma ne intuiva la vocazione da tribuno, mentre vaneggiava sul destino della  Prussia, dell’Austria, della Baviera. La famiglia Loret, che dai 16 anni in poi si occupò dell’educazione di Jeanne Marie,  non si seppe mai spiegare perché di punto in bianco si ritrovò proprietaria di un immobile a Francoforte per cui non aveva versato un marco. Segno che il Fuhrer non avrebbe più perso di vista l’erede interdetto.

Proprio la pittura, la passione segreta e non contraccambiata di Hitler, avrebbe confermato, in vari modi, la sua paternità. Nella soffitta di Charlotte furono rinvenute tele firmate Adolf Hitler; in Germania, un ritratto di donna sempre autografo, era somigliante in maniera straordinaria a Charlotte. Guardando le fotografie dei due uomini, Jean Marie e il padre presunto, non si può non notare una certa aria di famiglia. Per Jeanne Marie la tardiva agnizione fu uno choc.

Tuttavia, 20 anni dopo cercò in tutti i modi di rendere pubblica e acquisita storicamente la sua ascendenza: fu un avvocato interpellato a proposito che riuscì a farlo desistere dal condurre una tormentata battaglia legale. L’avvocato fece prevalere il suo lato di psicologo, ma in ballo c’erano anche i diritti sul Mein Kampf e un po’ di patrimonio transitato  e custodito in Svizzera. Jean Marie Loret è morto a nel 1985, vero fils de Boche con tanto di funesto pedigree.