Uno schiaffo a Stoccolma. Il pm: “Per voi in Italia è giusto picchiare i bambini?”

Pubblicato il 7 Settembre 2011 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Colasante (foto LaPresse)

STOCCOLMA – Quando il politicamente corretto è la subdola stampella dei più triti pregiudizi, può succedere che in un tribunale della civilissima Stoccolma un pubblico ministero chieda: “Ma per voi in Italia è giusto picchiare i bambini”. Siamo al processo per direttissima intentato all’imprenditore Giovanni Colasante di Canosa di Puglia, accusato di maltrattamenti verso il figlio, con cui trascorreva una vacanza nella capitale svedese. Anche uno schiaffo in Svezia è reato, come in Italia, dove però per un ceffone non si finisce in cella tre giorni. Uno schiaffo, una strattonata, una tirata d’orecchie, il processo stabilirà l’esatta dinamica di quella che però in Svezia ritengono un pestaggio al minore.

Provate a mettervi nei panni di un genitore alle prese con un dodicenne che insieme ad altri adulti e bambini si rifiuta categoricamente di entrare in un ristorante tipico svedese perché vuole assolutamente una pizza. Che scappa in mezzo alle macchine piantando una colossale sceneggiata per un capriccio. Il padre a quel punto cosa avrebbe dovuto fare? Per il pm svedese non ci sono dubbi: “Meglio che un minore veda suo padre finire in galera piuttosto che essere dal lui malmenato”.  Giovanni Colasante, uomo di successo, consigliere comunale, padre esemplare, è distrutto, nega di aver mai torto un capello a suo figlio che non vede l’ora di riabbracciare, visto che dopo l’udienza gli è stato restituito il passaporto. Martedì prossimo ci sarà la sentenza: intanto si è fatto la galera, per 24 ore non ha avuto contatti con la sua famiglia.

Vediamola questa giustizia svedese. Quattro testimoni, lo vedono mentre cerca di riportare alla ragione il figlio. Uno lo ha visto tirarlo per i capelli con violenza. Un secondo, che aveva bevuto, ha visto anche un colpo alla spalla. Un terzo giura di aver visto il bambino strapazzato come un pupazzo dopo una gragnuola di schiaffi. Il quarto, collegato telefonicamente, riferisce un film dell’orrore o di supereroi: il bambino sarebbe stato sollevato da terra brandito per i capelli da una sola mano. In comune questi quattro testimoni hanno solo la pressante urgenza di farsi risarcire dalla giustizia svedese i soldi per il tempo sprecato. Lo zelo ha un prezzo.

Nonostante l’assurdità della vicenda crediamo che dalla brutta avventura Colasante uscirà pulito ottenendo piena giustizia. Stoccolma non è Pechino, i diritti umani sono tenuti in gran considerazione, per tutti. Abbiamo il dubbio che per il pm Deniz Cinkitas, e per quei passanti che gridavano “vaffanculo Italia” durante il “selvaggio pestaggio” sarà difficile allontanare l’immagine che si sono fatti del nostro Paese. Una specie di pubblicità Dolce & Gabbana con padre padrone orco con canottiera imbrattata di sugo che tiene la moglie legata e fa volare schiaffi indiscriminati su una nidiata di marmocchi. “Ma dalle vostre parti educare e maltrattare sono la stessa cosa?” Dipende: se uno sta ancora finendo di montare un mobile Ikea è meglio che i ragazzini girino alla larga…

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