13enne suicida a Torpignattara: la chiamavano “maschio mignotto”. La mamma indagata per abbandono di minore

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Giugno 2021 - 14:16| Aggiornato il 10 Giugno 2021 OLTRE 6 MESI FA
13enne suicida a Torpignattara: la chiamavano "maschio mignotto". La mamma indagata per abbandono di minore

13enne suicida a Torpignattara: la chiamavano “maschio mignotto”. La mamma indagata per abbandono di minore

La chiamavano “maschio mignotto” e la prendevano in giro per il suo aspetto un po’ robusto e la sua insicurezze di genere. Così la 13enne morta suicida a Torpignattara, alla periferia Est di Roma, sarebbe stata bullizzata a scuola. 

A denunciarlo è la mamma che ora, paradossalmente, si ritrova indagata per abbandono di minore. Domenica, mentre Laura (nome di fantasia) si stringeva un cavo elettrico al collo per impiccarsi la madre era fuori casa: stava facendo le pulizie in un pub dietro l’angolo.

Al suo rientro, intorno alle 23.45, si è affacciata per darle la buonanotte e ha fatto la tragica scoperta. Un urlo straziante ha richiamato l’attenzione dei vicini che sono corsi in suo aiuto. 

13enne suicida, la chiamavano “maschio mignotto”

Secondo quanto riportato da Alessia Marani sul quotidiano Il Messaggero, la 13enne sarebbe stata presa di mira per la sua corporatura un po’ robusta e per la sua identità di genere. Quando si è tagliata i capelli corti l’avevano ribattezzata “maschio mignotto”. 

La famiglia di Laura era seguita dai Servizi Sociali del V municipio: i genitori erano separati e la ragazzina era seguita dagli psicologi dell’Umberto I dopo una segnalazione di autolesionismo fatta dalla scuola alla Procura dei minori. L’avvocato della madre, Marco Lepri, al Messaggero spiega:

“La stessa consulenza della neuropsichiatria dell’Umberto I al termine dei test ha evidenziato valori significativi di ansia e depressione. Un quadro perfettamente compatibile con gli atti di bullismo denunciati dalla madre”.

“Non solo. Gli esperti – aggiunge – sono chiari nell’affermare che la valutazione che Laura faceva di se stessa avveniva in base a quanto gli altri pensavano di lei. Per cui figuriamoci quanto certe affermazioni e certi sberleffi possano avere influito. Se ci sono state responsabilità in omissioni o sottovalutazioni vanno individuate”.

13enne suicida, l’email della madre alla preside

Il Messaggero riporta anche una email inviata la mattina del 27 novembre 2020 alla dirigente scolastica dalla mamma, che già aveva chiesto che la figlia fosse assegnata in un’altra sezione.

“Purtroppo anche dopo il cambiamento di classe continuano a sussistere le stesse problematiche – scriveva la madre –  mia figlia è stata presa di mira da un gruppetto di ragazze principalmente per la sua fisicità, oggetto di derisione e di un chiacchiericcio che sembrerebbe essersi diffuso anche ad altre classi”.

“Questo tipo di dinamiche – osservava – che forse in una certa misura potrebbero anche essere fisiologiche, di certo non lo sono per l’impatto che hanno su mia figlia, che sta iniziando a prendersela con se stessa…

“Noi siamo una famiglia monoparentale, siamo solo io e lei, e il protrarsi di queste dinamiche, che metterebbero a dura prova chiunque specialmente in un’età così complessa e delicata, è ancor più allarmante per noi, per la nostra situazione, soprattutto a seguito del lockdown e di tutto quello che ne sta derivando. Abbiamo bisogno della vostra attenzione e del vostro aiuto, io da sola non ce la faccio”.

13enne suicida, l’intervento dei servizi sociali

Il 17 febbraio un ragazzino fa uno scherzo a Laura: le urla improvvisamente alle spalle, lei scatta per fermarlo e si fa male a un dito. Quando la mamma giunge a scuola chiede che venga portata al pronto soccorso

E’ così che i medici dell’Umberto I hanno scoperto i graffi che Laura si era procurata, nascosti sotto un guanto. 

L’avvocato Lepri spiega ancora al Messaggero: “La signora ripeté quella sua richiesta di aiuto, disse anche che doveva lavorare in orari serali, pur lasciando la bambina nella stessa piccola palazzina dove ci sono la zia e i vicini. Ecco perché anche l’indagine nei suoi confronti è più un atto dovuto; che potesse sfilare un cavo elettrico dal muro per togliersi la vita era impensabile”.

13enne suicida, la scuola

Secondo la preside per Laura “è stato fatto tutto quel che era possibile”.  A scuola, sostiene, “era felice”. Quanto alle insicurezze sulla sua identità di genere: “Una preside, nel caso, è l’ultima a saperlo”.