Al Qaeda in Italia. Cellula sarda informata da agenti pachistani corrotti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2015 - 09:04| Aggiornato il 13 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Al Qaeda in Italia. Cellula sarda informata da agenti pachistani corrotti

Al Qaeda in Italia. Cellula sarda informata da agenti pachistani corrotti

CAGLIARI – Erano stati informati da alcuni funzionari corrotti della polizia pakistana i membri della cellula terroristica di Olbia: in questo modo avevano saputo delle indagini in corso da parte della Digos di Sassari. Ma non sono fuggiti in tempo. Così la polizia è riuscita a sgominare la rete di terroristi legati ad Al Qaeda con ramificazioni in Sardegna, Lazio, Marche e Lombardia, facendo finire in cella 18 persone.

In due diverse occasioni la cellula di Olbia sospettò di essere tenuta sotto osservazione dalla Digos di Sassari. L’8 luglio 2009 parlando al telefono con un connazionale, il capo della comunità pakistana a Olbia, Sultan Wali Khan (arrestato venerdì scorso mentre si imbarcava per Civitavecchia) lo ammonì di stare attento riferendosi ad un interprete di lingua pashtun che era stato incaricato dalla polizia per la traduzione delle intercettazioni. “E’ un bastardo, è un informatore della polizia hai capito?, si legge nelle intercettazioni riportate nell’ordinanza. Dovete stare attenti a lui”. Lo stesso Sultan Wali Khan avrebbe incaricato un persona di ucciderlo.

La conferma di essere sottoposti a indagini arriva alla cellula a febbraio del 2010. Dopo un conflitto con un gruppo rivale in Pakistan, nel terreno del padre di Sultan Wali Khan vengono nascosti dei fucili kalashnikov da far ritrovare alle forze dell’ordine. Ma l’operazione salta perché alcuni funzionari della polizia pakistana vengono corrotti. Per quello sgarbo Sultan Wali Khan avrebbe programmato l’uccisione di quelli che riteneva i responsabili. “Ho già ordinato a mio cugino di ucciderli, si legge in una intercettazione. Loro in questo momento sono soli, deve uccidere tutti, anche i bambini piccoli”.

Ma il delitto non viene commesso perché le vittime fanno perdere le tracce. Proprio in quel momento a Sultan Wali Khan arriva l’informazione che la Digos di Sassari stava indagando sulla cellula. La polizia italiana, infatti, avverte le autorità pakistane dei progetti criminali di Khan. Gli agenti corrotti pakistani, a loro volta, informarono il padre di Khan delle indagini in corso.

Per questa preziosa informazione, scrive il Giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza, “Sultan Wali Khan diede disposizioni di ricompensare il capo della polizia con 20-25.000 mila rupie”. Una conferma ulteriore arrivò da un alto funzionario della polizia pakistana che addirittura girò ad alcuni componenti della cellula la mail dell’Interpol. “A quel punto, ovviamente, scrive il Gip, le indagini erano definitivamente compromesse”.

(Foto Ansa e Lapresse)