Alberto Stasi, gli 11 indizi contro di lui. Accusa: Provano che ha ucciso Chiara

di Francesca Brunati (Ansa)
Pubblicato il 28 Novembre 2014 - 00:11 OLTRE 6 MESI FA
Alberto Stasi, gli 11 indizi contro di lui. Accusa: Provano che ha ucciso Chiara

Alberto Stasi, gli 11 indizi contro di lui. Accusa: Provano che ha ucciso Chiara

(ANSA) – MILANO – “Ci sono 11 indizi gravi, precisi e concordanti” che portano a una unica conclusione: il 13 agosto 2007 fu Alberto Stasi ad uccidere Chiara. Lo hanno sostenuto in aula gli avvocati dei Poggi, Francesco Compagna e Gian Luigi Tizzoni, i quali hanno chiesto affidandosi alla valutazione dei giudici, più che un risarcimento, comunque indicato in un milione di euro, “giustizia per Chiara, quella giustizia che attendiamo da anni”.

E’ durata circa sei ore la discussione dei legali di parte civile al processo d’appello ‘bis’ a carico dell’ex studente bocconiano imputato per l’omicidio dell’allora sua fidanzata e nei confronti del quale il pg Laura Barbaini ha chiesto 30 anni di carcere. I due avvocati hanno evidenziato, considerandoli nel loro insieme, tutti gli indizi che depongono contro il giovane commercialista: quelli citati dalla Cassazione nella sentenza con cui ha annullato il processo di secondo grado rinviandolo a Milano e gli altri due emersi durante il dibattimento che si sta celebrando dalla prima corte d’Assise d’Appello con la rinnovazione del dibattimento.

Compagna e Tizzoni hanno sottolineato che, con la ripetizione dell’esame della cosiddetta camminata, è stato stabilito definitivamente come fosse impossibile che Alberto, dopo aver scoperto il cadavere della fidanzata lungo le scale della villetta di Garlasco non si fosse sporcato le suole delle scarpe. Per Compagna ci sono “una serie di elementi che hanno portato ad accertare con ragionevole certezza che Stasi quella mattina non entrò nella villa dei Poggi”, ma che fece solo una sorta di “sopralluogo” per poi dare l’allarme e che, quindi, “ha raccontato agli inquirenti quel che sapeva per essere stato l’artefice dell’omicidio”.

A sostegno dell’ipotesi che è stato lui a uccidere ci sono, tra l’altro, anche le impronte digitali mischiate al Dna di Chiara rintracciate sul dispenser del sapone in bagno dove “è certo che l’assassino si è lavato le mani”. Tra gli elementi messi in luce dalla parte civile, e che hanno costituito una novità nel nuovo processo di secondo grado, ci sono anche quelli relativi all’impronta lasciata dall’ aggressore sulla scena del crimine: secondo una perizia è compatibile con la suola di una Frau numero 42, calzato anche da Alberto, il quale nell’armadio aveva un paio di scarpe della stessa marca ma in versione invernale.

E poi, altra novità venuta a galla, “i due graffi sul braccio dell’ex studente della Bocconi”, notati da due carabinieri della stazione di Garlasco nell’immediatezza dell’assassinio, subito dopo il ritrovamento del corpo senza vita della giovane donna. I due legali, oltre a ritenere che il movente fosse legato alla “criticità” del rapporto di coppia tra i due, hanno anche parlato delle “bugie” di Alberto: dalle telefonata al 118 – riascoltata in aula – che sarebbe stata fatta non davanti alla villetta di via Pascoli ma alla caserma, al numero di bici in possesso della sua famiglia – delle quattro “spuntate” ha omesso di ricordarne due – fino alla descrizione del volto “pallido” della ragazza in realtà coperto di sangue.

Infine, altro punto su cui hanno insistito, i pedali della bicicletta Bordeaux, la Umberto Dei, quelli sui quali fu trovato il Dna di Chiara: a loro avviso e secondo le testimonianze rese in aula furono sostituiti “senza che nessuno spiegasse il perchè”. “Chiediamo giustizia per Chiara, quella giustizia che aspettiamo da anni”, ha affermato Tizzoni al termine dell’udienza dove con il collega Compagna ha chiesto un milione di risarcimento.

“A fronte della perdita di una figlia – ha specificato Compagna,- parlare di una cifra non ha molto senso. Abbiamo comunque dovuto fare alla Corte, a cui ci rimettiamo per la valutazione, una richiesta formale, quantificata per semplicità in un milione complessivo e non più in 10 come era stato chiesto nei precedenti gradi di giudizio sulla base di quanto liquidato ai familiari di Meredith Kercher”. Il prossimo 3 dicembre la parola passa alla difesa e per il 17 dicembre è attesa la sentenza. .