Alemanno: “Racket denunce generiche”. La Polizia: “Il pizzo a Roma c’è”

Pubblicato il 24 Novembre 2011 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Ci sono segnali sulla presenza del pizzo in alcune zone di Roma, ma non ci sono denunce specifiche. Bisogna perciò capire se c’è un rischio reale di racket a Roma”. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno al termine di un incontro con il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, al Viminale. Ma per Gianni Ciotti, segretario provinciale del Sindacato Italiano dei Lavoratori Poliziotti (Silp), il fenomeno è addirittura dilagante. E ben conosciuto alle forze di Polizia. Le denunce, dall’inizio dell’anno, sono state 280, tutto sommato un fatto positivo, nel senso che “a Roma si reagisce e non si vuole istituzionalizzarlo come si fa in altre parti d’Italia”.

Il Silp, però, delinea un quadro criminale inquietante. Specie nei quartieri a sud-est della Capitale, a Primavalle e nel centro storico, zone in cui si sono attestate le organizzazioni criminali che in queste aree reperiscono la manovalanza per il “pizzo”. “A farla da padroni – sostiene Ciotti – sarebbero i Casalesi e la ‘ndrangheta. Il pizzo, infatti, non appartiene alla tradizione della malavita romana. Quello che abbiamo a Roma ha una declinazione diversa rispetto a quella che ha a Napoli o a Palermo, ad esempio. Nella Capitale vengono imposto i marchi, quindi è come se fosse un pizzo più raffinato”.

Fece scalpore, qualche tempo fa, la sortita della radicale Rita Bernardini sui negozianti intorno a Montecitorio che parlavano napoletano o in genere avevano un accento meridionale. Fu accusata di razzismo, quando la denuncia non riguardava cadenze o dialetti, ma una probabile penetrazione delle cosche a un passo dalla sede delle istituzioni nazionali. “Le indagini che abbiamo effettuato – conclude il segretario dei Silp – confermano questo dato, perché la malavita organizzata impone anche il personale”. Un’altra forma di pizzo aggiornata ai nostri tempi.