Benigni al quirinale tra gag sulla Fornero e lacrime per i 150 anni

Pubblicato il 18 Marzo 2012 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Presidente Napolitano, se ha bisogno di me, sono pronto a tutto, anche a un settennato tecnico!”. A rompere il ghiaccio nella cerimonia al Quirinale, fino a lì un po’ austera, per la chiusura dei 150 anni dell’Unità d’Italia arriva, travolgente, Roberto Benigni. Sullo schermo in fondo al solenne Salone dei Corazzieri zeppo di ministri e autorità, scorrono le immagini di un anno fa, quando il comico toscano irruppe a cavallo sul palcoscenico di Sanremo, sventolando il tricolore. Lui scherza, ”Volevo venire a cavallo anche oggi, ma qui non me l’hanno permesso”.

Si concede una battuta nei confronti del governo (”ho qui una paccata di fogli, come si dice adesso”). Poi si lancia appassionato nella lettura dei testi, dalle pagine di Mazzini e Garibaldi fino alle lettere dei condannati a morte della Resistenza. E il suo racconto dell’Unità d’Italia incanta tutti. La conclusione è commossa. Benigni legge con un’intensità che toglie il fiato le parole di Domenico, artigiano di 29 anni fucilato dai nazisti, nei suoi occhi non c’è più niente del guitto.

”Ecco – dice – c’è voluto tutto questo, tutta questa morte e questo orrore perchè si potessero scrivere le parole della nostra Costituzione”. Accanto a lui Napolitano lo ascolta attento, alla fine applaude, caloroso, come tutti. Tocca a lui, ora, prendere la parola e anche il presidente scherza: ”Difficile parlare grigiamente dopo di te, Roberto”. La cerimonia riprende il suo tono serio.