Blitz anti camorra: arresti in diverse regioni, presi anche due militari

Pubblicato il 6 Dicembre 2010 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA

Vasta operazione in corso della Polizia di Stato di Caserta in collaborazione con le Squadre Mobili di Arezzo, Napoli e Pordenone in diverse regioni italiane. I provvedimenti riguardano numerosi soggetti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti del tipo cocaina, hashish e di sintesi chimica, detenzione e porto di armi da sparo comuni, da guerra, automatiche e clandestine.

Ci sono anche due militari dell’Esercito tra gli arrestati. Giovanni Iaderosa, 33 anni, di Sant’Agata dei Goti (Benevento), caporal maggiore dell’Esercito in servizio alla caserma Salomone di Capua (Caserta) e’ stato arrestato con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di droga, concorso in porto illegale di arma comune da sparo. Gli agenti della squadra mobile della Questura di Pordenone hanno arrestato invece Biagio Calato, di 32 anni, caporalmaggiore dell’Esercito in servizio al battaglione logistico della caserma Baldassarre di Maniago (Pordenone). Al militare – hanno reso noto in Questura – viene contestato il coinvolgimento in alcuni episodi legati allo spaccio di droga nel casertano.

Nel corso dell’operazione la polizia ha arrestato 25 persone che, dopo essersi procurate ingenti quantitativi di cocaina, prevalentemente sul mercato napoletano, nascondevano la droga a Caserta. L’associazione criminale aveva impiantato la base logistica in un appartamento in Via Galatina a Caserta, dove venivano accolti gli acquirenti, scelti secondo criteri di affidabilità nei pagamenti e di riservatezza, i quali, per scongiurare il controllo ed il sequestro da parte delle forze dell’ordine, consumavano sul posto le dosi.

A proteggere l’abitazione, anche un grande pitone bianco che gli investigatori hanno dovuto fronteggiare nell’istallare le microspie, e dal quale l’operazione ha preso il nome. L’organizzazione si procurava le armi attraverso contatti con la criminalita’ organizzata napoletana e disponeva anche di un armiere fidato che, oltre a rifornire di armi il gruppo, aveva realizzato nella sua abitazione un vero e proprio laboratorio dove queste venivano modificate, per favorirne l’occultamento o aumentarne la potenzialità. Gli investigatori hanno accertato che gli appartenenti alla rete criminale erano in grado di guadagnare oltre 15 mila euro netti al mese.