Milano, 9 anni di carcere per tre nomadi: rapinavano e picchiavano i trans

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA

Rapinavano e picchiavano con bastoni le transessuali che frequentavano le vie attorno al loro campo nomadi, perché quella era lo loro zona e anche le trans dovevano sottostare alle loro prevaricazioni.

Per questo motivo 3 rom del campo di via Novara, a Milano, sono stati condannati dal Tribunale del capoluogo lombardo a 9 anni di reclusione per rapina aggravata, estorsione e minacce. Due transessuali vittime degli episodi di violenza si sono costituite parti civili nel processo e hanno ottenuto risarcimenti a carico degli imputati per un totale di 40 mila euro.

Alla lettura della sentenza erano presenti le due trans, che sono scoppiate in lacrime dalla gioia, e altre 7 loro amiche. Una di loro ha anche costituito, nei giorni scorsi, un’associazione con un altra trentina di trans per “contrastare la trans-fobia che c’é sulle strade del nostro Paese”. “Per le transessuali, ha spiegato Laura – che nel dicembre 2009 era stata picchiata con dei bastoni e rapinata dai tre imputati, in via Novara – è difficile difendersi dalla violenza nelle strade e dallo sfruttamento, perché spesso non è possibile andare a denunciare in Questura, perché alcune non hanno il permesso di soggiorno”.

Laura allora aveva deciso di denunciare l’episodio ed erano così scattate le indagini che avevano portato a ricostruire altri fatti di violenza commessi dai rom ai danni di altre due trans. Una di queste, Brenda, era stata sottoposta per tre anni, dal 2006 al 2009, a un’estorsione di 50 euro al giorno. Un’altra transessuale era stata rapinata e picchiata, mentre era con un ‘cliente’, in via Silla, vicino al campo nomadi.

La neonata associazione di transessuali è intitolata a Gustavo Brandau, detto ‘Samantha’, trans picchiato, accoltellato, stuprato e ucciso con una violenza da ‘arancia meccanica’ nel luglio 2008, da un giovane di 22 anni condannato recentemente a 20 anni di carcere. “Se non ci mettiamo insieme – ha raccontato un’altra trans, Antonia – nessuno prenderà mai la nostra parte. L’Italia è il primo Paese al Mondo per ‘trans-fobia’ e non c’é nessuna legge che ci tuteli dalle discriminazioni”.

Il Tribunale ha anche respinto l’istanza per la concessione dei domiciliari avanzata da uno degli imputati (tutti e 3 in carcere), facendo riferimento alla “gravità dei fatti” a loro contestati.