Carta Identità Elettronica: cosa cambia da 1 gennaio 2016

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2015 - 15:46 OLTRE 6 MESI FA
Carta Identità Elettronica: cosa cambia da 1 gennaio 2016

Carta Identità Elettronica: cosa cambia da 1 gennaio 2016

ROMA – Avrà le impronte digitali e anche la possibilità di indicare la scelta sulla donazione degli organi. Arriva la nuova Carta d’identità elettronica, progetto atteso da quasi venti anni. Il ministero dell’Interno ha pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto, di concerto con ministeri P.A. ed Economia, con le regole di emissione della norme previste dal Dl Enti Locali.

Dopo tanti stop and go sono state quindi messe a punto le procedure per l’implementazione definitiva di un’operazione che era stata ideata nel 1997, aveva registrato varie sperimentazioni e anche il rilascio di alcune carte d’identità elettroniche. Ma il progetto non è decollato e così si è pensato a un documento digitale unico, con l’incorporazione della tessera sanitaria. Poi, però, anche questo si è fermato e il Governo Renzi ha deciso di ripartire con una nuova Carta, stanziando nel dl Enti locali della scorsa estate anche delle risorse ad hoc.

Tante le novità della Carta d’identità elettronica (Cie), rispetto alla tradizionale versione cartacea. Oltre alle impronte digitali (bimbi esclusi) e alla possibilità per i maggiorenni di indicare la volontà o meno di donare gli organi, ci sarà un Pin che permetterà l’accesso ai servizi online dedicati. La Cie sarà realizzato con le tecniche tipiche delle carte valori e avrà un microprocessore per la memorizzazione dei dati. Il piano per il rilascio sarà graduale e le tappe saranno fissate da una commissione ad hoc.

Giancarlo Calzetta su Tom’s Hardware mette in luce le specifiche dei chip NFC che verranno montati sulle future CIE 3.0:

Le CIE permetteranno due modalità di riconoscimento: il primo, conosciuto comeidentificazione tramite Numero Identificativo, è a basso livello di sicurezza e servirà solo a identificare il documento stesso; il secondo, invece, è unaidentificazione in rete tramite certificato di autenticazione client e servirà a identificare pienamente il cittadino. Il primo sistema è pensato per ambienti con poche criticità e, per lo più, dove si preferisce usare un sistema automatico di prima scrematura invece di uno umano.

Il dato viene inviato tramite NFC, senza crittografia né altre protezioni. L’uso in un parcheggio potrebbe essere un buon esempio: dopo aver parcheggiato l’auto, viene chiesto al conducente di identificarsi per poter rientrare a prendere l’auto. Si appoggia la carta su di un lettore che ne registra il numero identificativo e lo conserva per il tempo necessario. Il beneficio è di tener fuori i potenziali malintenzionati, ma per portar via il veicolo servono comunque le chiavi e all’uscita dell’auto il numero identificativo viene rimosso dal sistema. Chi ha stilato le caratteristiche di quest’uso sa benissimo che deve essere usato per scopi molto limitati.

Nel documento, infatti, si legge: “Ovviamente, sulla base di tali caratteristiche, questo servizio può essere utilizzato esclusivamente da applicazioni che richiedono un livello di sicurezza estremamente basso, e quando sistemi più sicuri sarebbero economicamente non giustificati o non applicabili. Inoltre, non essendo comunicato alcun dato personale del titolare, e non venendo richiesto un PIN, l’utilizzo del Numero Identificativo per i Servizi identifica solo il documento, non il titolare.” Tra l’altro, ottenere questo numero identificativo anche senza il consenso del proprietario sembra essere relativamente semplice.