Cesare Lanza. Mauro Moretti, dittatore delle Ferrovie e quel treno di Andora

Pubblicato il 20 Gennaio 2014 - 21:43 OLTRE 6 MESI FA
Cesare Lanza. Mauro Moretti, dittatore delle Ferrovie e quel  treno di Andora

Andora (Imperia). Il treno deragliato

Cesare Lanza. Oggi vi dico che…Mauro Moretti, dittatore delle Ferrovie…. 

“Il dittatore è il capo di una nazione che preferisce la calamità del dispotismo alla piaga dell’anarchia”. (Ambrose Bierce, “Il dizionario del diavolo”)

 Attualizzando .. Quel treno deragliato

Caro Mauro Moretti, mi consenta questa lettera aperta, rivolta a Lei, ma anche ai miei fedelissimi lettori e a coloro che siano interessati alle vicende del nostro sistema ferroviario.

Lei non è propriamente il dittatore di una nazione, ma quasi: ogni giorno in Italia c’è una piccola nazione, spesso sofferente e in difficoltà, che viaggia in treno, per motivi di necessità, di lavoro e di studi, o anche semplicemente per vacanze e piacere.

Una piccola premessa che mi servirà per collocarmi oggettivamente, senza ambiguità, di fronte al Suo lavoro. Prima di tutto, Lei mi è simpatico, al di là di quanto e dentro di me, mi piacerebbe. Spiego perché. Lei arriva dal basso, in pratica da zero, delle Ferrovie sa tutto, conosce le tradizioni, le nobiltà sociali, le nefandezze, gli sgabuzzini e tutto ciò che è riferibile e irriferibile. Finalmente un manager, addirittura proveniente dal sindacato, che sa tutto, competente su ciò che gli è stato affidato: i treni. E i risultati si vedono, rispetto al passato, nei bilanci e nell’organizzazione. Mi è poi simpatico per altri motivi umani: ad esempio la sua amicizia, direi fratellanza, con un altro manager che conosco bene e stimo molto, Pier Luigi Celli. E poi, e anche questo è importante, per l’amore per il Suo orto, per il piacere di far da sé nella cura delle piante, in particolare degli ulivi. Una volta, arrivò in ufficio con le mani e il viso pieni di graffi, al punto che alcuni suoi dipendenti più maliziosi pensarono ad un’infuocata notte di amore. Non era così. Si trattava di tagli che si era procurato, potando, e sistemando, i rami delle preziose olive.

Tutto ciò premesso, Lei mi è anche tutt’altro che simpatico, sinteticamente per un paio di comportamenti e atteggiamenti. Il primo, risaputo da tutti, è una certa (inevitabile?) arroganza nel trattare tutto e tutti, o quasi. Un’eccessiva sicurezza di sé, che è poi anche una dote, tra le caratteristiche di chi deve comandare. Nel suo caso, però, ci sono eccessi in numero tale da poter comporre un gustoso pamphlet come guida esemplare all’arroganza. Il secondo difetto, a mio sommesso parere, è una non gradevole sgarberia nei rapporti umani.

Capisco le ragioni della sua impopolarità anche un po’ per esperienza diretta.

Ora, che cosa vogliamo fare con quel treno deragliato ad Andora, immagine orrenda che continua a farci venire i brividi, simbolo di sfortuna e di sciatterie, di pressapochismo all’italiana di fronte a drammi innescati dal malaffare e dall’imprevidenza degli uomini? Non è certo responsabilità sua, caro Moretti, se una seconda linea ferroviaria nella Liguria di ponente è attesa da decenni (la promise Mussolini, come corrispettivo per l’autorizzazione all’apertura del casinò di Sanremo!), Lei non ha responsabilità dell’edificazione selvaggia, propiziatrice di tragedie: per una qualche rovinosa frana, altri deragliamenti e altri catastrofici eventi potrebbero ancora verificarsi.

Ma quel treno, testimonial della sciatteria nazionale, lo vogliamo rimuovere o no? E vogliamo organizzare, o no, alternative per la povera gente che ne avrebbe bisogno?

Che figura facciamo, di fronte all’Europa, visto che la linea ferroviaria è l’unica che conduce alla Francia? Si tratta, ovviamente, di accadimenti assolutamente diversi. Però la Concordia ancora immolata di fronte all’isola del Giglio e il treno di Andora, in bilico tra il mare e la collina a picco, sono due immagini che dstruggono la stima, che ancora possiamo nutrire per il nostro paese.

Concludo. Lei, come abbiamo visto, caro Moretti, è riconosciuto all’unanimità, anche dagli antipatizzanti, come un ottimo manager pubblico. Nel suo settore, ma spesso con tale entusiasmo da essere invocato come il salvatore della patria per altre aziende, dall’Alitalia in su e in giù, e in ogni luogo, persino come ministro e massima autorità dei trasporti. È tutto plausibile, credibile e condivisibile.

Ebbene, Moretti carissimo, dimostri in questa situazione sciagurata che Lei è all’altezza del compito e dei problemi. Non so se ricorda, che nel nostro colloquio, Le descrissi i problemi della linea Savona-Ventimiglia, con ampia testimonianza personale. Mi sembrò che Lei – secondo vulgata – non gradisse tanto le osservazioni critiche pur riconoscendone la fondatezza. E ora il destino ha fatto esplodere un caso che, politicamente, poteva essere previsto e risolto.