Costa Concordia restituisce altri cinque cadaveri

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO), 17 GEN – Uno vicino all'altro, con i giubotti salvagente gia' indossati e il punto di ritrovo a poppa della nave a soli dieci metri da loro: erano ad un passo dalla salvezza, i cinque passeggeri che il relitto della Concordia ha restituito oggi pomeriggio alle tre, in una giornata di gennaio che sembrava primavera. Ma non ce l'hanno fatta, forse solo perche' finire in fondo al mare era il destino che era stato scritto per loro. O piu' probabilmente perche', non piu' giovani, sono stati sopraffatti da chi aveva piu' energia per vivere. E per salvarsi.

Al Giglio tutti sapevano che quella di oggi sarebbe stata ''la giornata dei morti''. La giornata in cui il gigante adagiato su un fianco a due passi dalla costa dell'isola, avrebbe svelato il suo segreto e restituito i corpi che da venerdi' sera nascondeva nel suo ventre. Ufficialmente non lo diceva nessuno ma bastava guardare la faccia dei sommozzatori che gia' alle otto del mattino erano pronti per immergersi per capirlo.

''Vivi, non ce ne sono piu''', dicevano tra di loro, a bassa voce. Eh gia': perche' a 72 ore dal naufragio e con un controllo capillare di tutte le zone della nave che non sono state invase dell'acqua, servirebbe qualcosa in piu' di un cristiano miracolo per trovare qualcuno vivo.

I primi a scendere sono stati i palombari del Gos, il gruppo operativo subacquei del Comsubin: in pratica l'elite della Marina e delle forze speciali italiane. A loro, pero', non spettava trovare vivi e morti: l'obiettivo era quello di piazzare delle microcariche di esplosivo sulla murata di dritta della nave, quella sommersa, per consentire ai soccorritori di avere un accesso diretto a quelle zone della Concordia dove si pensava si potessero trovare i dispersi. Un'operazione riuscita alla perfezione: sette esplosioni hanno aperto altrettanti varchi e consentito ai sub di operare in sicurezza. E infatti, appena entrati, i sommozzatori della Guardia Costiera hanno trovato le vittime: i cinque, quattro uomini e una donna tra i 50 e i 60 anni, erano uno vicino all'altro, nei pressi del punto di riunione di poppa. Quello dal quale la sera maledetta sono state calate le scialuppe, almeno fino a quando la nave non si e' inclinata troppo. Loro pero' non ce l'hanno fatta a salire: e chissa' se hanno capito che per loro la fine era arrivata o se la morte, in un gesto gentile, li ha presi senza dar loro tempo di rendersi conto. ''Erano cosi' vicini che viene quasi da pensare che si siano fatti coraggio l'un l'altro'' racconta chi la' sotto c'e' stato. I corpi sono stati riportati in superficie e trasferiti a Santo Stefano, per essere identificati: il loro ritrovamento ha fatto salire la conta macabra ad 11 morti. E, purtroppo, non e' finita.

Dopo giorni di caos, dalla prefettura di Grosseto sono arrivati i numeri ufficiali dei dispersi (la lista, prima dei ritrovamenti del pomeriggio, comprendeva 13 tedeschi, 6 italiani, 4 francesi, 2 americani, un indiano, un ungherese e un peruviano). E sono peggiori di quanto si pensasse inizialmente. ''Purtroppo il numero delle persone date inizialmente per disperse si va modificando in certezze tristi e dolorose'' dice al Giglio l'ad di Costa Pierluigi Foschi, ''con la voce rotta''. Per l'ufficialita', pero', piu' che dispersi sono persone di cui non si ha piu' notizie dalla notte del naufragio. Non e' una differenza da poco: alcuni potrebbero essere sfuggiti ai controlli ufficiali ed essere gia' a casa o da qualche altra parte, ma non in fondo al mare. Come quel tedesco che, conteggiato tra i dispersi fino a stamattina, ha dato notizie di se' soltanto nel pomeriggio di oggi. ''Sono vivo, sto bene''. E' stato l'unico, pero'. Il che significa che ci sono ancora 22 persone che mancano all'appello. E che molto probabilmente il ventre squassato della Concordia non ha ancora restituito.

L'obiettivo di tutti, al Giglio, e' che lo faccia presto, subito. Cosi' si e' deciso di andare avanti senza sosta almeno fino a giovedi', quando il mare dovrebbe incattivirsi. Quando il mare potrebbe decidere di portarsi a fondo definitivamente la Concordia e il suo carico di morte.