Sardegna, Costa turchese e i progetti di Berlusconi: la battaglia del pastore anti-Silvio con Mesina arbitro

Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

“Le mie campagne non si toccano, no a Costa turchese”, così Paolo Murgia, un anziano pastore sardo ha trascinato in tribunale Edilizia Alta Italia, del gruppo Fininvest, che fa capo a Marina Berlusconi, pronta a realizzare un mega villaggio a sud di Olbia. L’ottantacinquenne ha dichiarato battaglia al premier per quei terreni contesi. Murgia è morto nella sua casa a Capo Ceraso, proprio lì dove Berlusconi voleva costruire un polo turistico con alberghi, ville e duemila posti barca.

Adesso per quell’area contesa da 500 ettari tra Cugnana, Capo Ceraso e Murta Maria, l’allevatore che in quelle terre ha vissuto per 45 anni è arrivato alla fine della sfida: la società di costruzione ha staccato “un assegno da oltre 700 mila euro” per lasciare liberi i terreni- scrive il Corriere della Sera.

“E’ una vergogna la società ha mandato delle persone per chiudere l’ovile e mettere una rete sulla strada perché non la si potesse attraversare da una parte all’altra. Fortuna che le mie capre riescono a saltarla…”, diceva l’allevatore battagliero che aveva promesso: “Sono da una vita in questi terreni, andrò via solo da morto”.

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera nella trattativa tra Murgia e Berlusconi c’era un “arbitro”: Graziano Mesina, il bandito sardo, il cui ruolo sarebbe quello di “vigilare su quei terreni in modo che nessuno potrà più entrarci”.