Cristian Parisi, il bomber del calcio laziale è morto dopo 12 giorni di coma

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Novembre 2021 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Cristian Parisi, il bomber del calcio laziale è morto dopo 12 giorni di coma

Cristian Parisi, il bomber del calcio laziale è morto dopo 12 giorni di coma (foto Ansa)

E’ morto dopo 12 giorni di coma l’ex calciatore Cristian Parisi, 38 anni. Lascia la moglie e tre figli. Parisi, ex attaccante del Focene, del Fiumicino e del Guidonia, era molto conosciuto nel mondo del calcio laziale.

Dodici giorni fa l’incidente in via Ostiense, Roma, all’altezza del civico 104. La sua Fiat 500 si è scontrata con un’altra Fiat, Panda. A bordo di quest’ultima un 24enne rimasto anche lui ferito.

Cristian lavorava alla Siae e stava rientrando da lavoro. La dinamica dell’incidente al momento è ancora in fase di accertamento.

Il 38enne era stato trasportato in codice rosso al San Camillo ma le sue condizioni sono sembrate subito gravi.

Il post della moglie

“Una canzone dice: ‘Due caratteri diversi prendon fuoco facilmente’.. è la nostra descrizione dal primo bacio all’ultimo litigio. Siamo sempre stati dinamite nel bene e nel male. Tu estroverso e pretenzioso perché sempre pronto a dare tutto te stesso a tutti. Io fredda e acida … ma tu eri riuscito a sciogliermi. Abbiamo avuto alti e tanti bassi. Ma sapevo che ti avrei sempre trovato pronto a sorreggermi. Mai come ora avrei bisogno di te, del tuo sorriso e del modo che avevi di prendermi in giro. Ti prego insegnami perché mi hai lasciato scarpe troppo grandi da calzare”.

Il ricordo su Facebook degli amici

“Quando da ragazzino delle giovanili del Fiumicino venivi ad allenarti con noi, ce la “incartavi” letteralmente a tutti – scrive Marco su Facebook -. Rimanevo incantato dalla tua tecnica veloce, dalla tua creatività, ma soprattutto dal tuo sorriso che non mancava mai, né in campo e né fuori. Così, a fine allenamento, mi piaceva fermarmi a palleggiare con te, a calciare col piede debole, a divertirci e provare a migliorarci. Da lì ti ho battezzato il mio ‘Pupillo’. Quando ci siamo incontrati in giro per stadi, come un mese fa a Firenze dove stavi seguendo la tua Inter, l’affetto e la stima erano più forti di sempre. Non riesco ad accettare che tu te ne sia andato, perché non è giusto. Non è giusto che se ne vada un ragazzo così buono, solare, sorridente, pacato, sempre affettuoso, sempre così sensibile. Non è giusto che tu non possa più dare alla tua dolce bambina l’amore che solo un papà sa dare. Sono onorato di averti incontrato nel mio cammino, e di averti ammirato come calciatore e come ragazzo”.