Dentifricio, come scegliere il migliore per te. E per l’alito…

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Settembre 2016 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA
Dentifricio, come scegliere il migliore per te. E per l'alito...

Dentifricio, come scegliere il migliore per te. E per l’alito…

ROMA – Dentifricio per denti sensibili, anti placca, anti tartaro, dentifrici che promettono un alito fresco. Ma servono e sono davvero efficaci? Il ministero della Salute, e l’organizzazione mondiale della sanità, specificano che il dentifricio è utile, soprattutto nella lotta alla carie. Il merito è del fluoro:

“Sia il ministero della salute che l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno richiamato l’attenzione sull’importante azione anti carie svolta dal fluoro. Per regolamento europeo il contenuto di fluoro nel dentifricio, per essere venduto come prodotto cosmetico, non deve essere superiore a 1500 ppm (parti per milione)”, spiega a La Stampa Laura Strohmenger Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore U.O.C. Di Odontoiatria e Prevenzione Orale A.O. San Paolo.

 

Contro la placca. I dentifrici specifici sono arricchiti di sostanze quali il benzalconio cloruro, il cetilpiridinio cloruro o la clorexidina e il loro scopo è evitare l’adesione dei batteri ai denti, un processo più che naturale che accade ogni volta che mangiamo.

Antitartaro. Questi dentifrici, di solito, contengono pirofosfati: servono a limitare la precipitazione dei sali di calcio al fine di ridurre la formazione di tartaro attorno al dente.

Denti sensibili, c’è il dentifricio specifico. Chi ha i denti sensibili sa benissimo di cosa si parla: fitte alle gengive quando si ingerisce qualcosa di molto freddo o di molto caldo. Il gelato? Quasi impossibile.

Succede soprattutto a chi ha le gengive malmesse, magari a causa di uno spazzolamento troppo vigoroso. In questo caso la dentina, ossia il tessuto duro sensibile, non è più protetta dallo smalto. Per questo problema esistono dentifrici specifici per la sensibilità dentinale, con bassa abrasività e un preciso contenuto di fluoro.

L’alito. Preoccupa tutti e la cattiva notizia è che il 95% (dati di una ricerca inglese) delle persone non riesce minimamente a capire se il proprio alito è cattivo o meno. Il fatto è che ci abituiamo gradualmente all’odore e non ci accorgiamo se si è deteriorato. Da cosa dipende l’alito cattivo? Da cibi pesanti e cattiva digestione, certo, ma nella stragrande maggioranza dei casi da una cattiva igiene orale. Non basta usare lo spazzolino da denti dopo i pasti: serve il filo interdentale e chi non l’ha mai usato può facilmente scoprire quanti rimasugli possano restare nello spazio tra un dente e l’altro dopo il passaggio dello spazzolino. Sono questi rimasugli a formare batteri e quindi cattivo odore.