Don Barin a processo: “Abusò di 12 detenuti a San Vittore”

Pubblicato il 23 Maggio 2013 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA
Don Barin a processo: "Abusò di 12 detenuti con uno specchietto retrovisore"

Don Alberto Barin, ex cappellano di San Vittore

MILANO – Riscuoteva favori sessuali dai detenuti in cambio di sigarette, shampoo, saponette e radioline. E con l’aiuto di uno specchietto retrovisore controllava l’arrivo di persone durante gli abusi. Per questo Don Alberto Barin, ex cappellano del carcere milanese di San Vittore, è accusato di violenza sessuale su 12 detenuti e verrà processato con rito immediato. Il gip di Milano, Enrico Manzi, ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dai pm Daniela Cento e Lucia Minutella.

Don Barin, 51 anni, era finito in carcere lo scorso 20 novembre, nell’ambito dell’inchiesta condotta da squadra mobile e polizia penitenziaria e coordinata dalla Procura di Milano. Secondo l’accusa, l’ex cappellano del carcere di San Vittore faceva leva sullo ”stato di bisogno” dei detenuti, che si rivolgevano a lui per avere piccoli benefit per vivere meglio in carcere: sigarette, shampoo, saponette. Poi, secondo l’accusa, appagava le sue ”pulsioni”, chiedendo loro in cambio favori sessuali. Infine, quando i detenuti uscivano dal penitenziario, a pena scontata, sempre secondo le indagini, li invitava a passare a casa sua per altre prestazioni sessuali, facendogli pesare il fatto che i suoi pareri di “buona condotta” erano stati utili, a suo dire, per le scarcerazioni.

Nel decreto del gip vengono individuate 12 vittime, tutti africani di un’età che varia tra i 23 anni e i 43 anni e per fatti che vanno dal 2008 al 2012. Dallo scorso aprile don Barin è agli arresti domiciliari, che sta scontando in un convento.

Come si legge nel decreto del giudice Manzi, l’ex cappellano controllava ”l’eventuale arrivo di persone a mezzo di specchietto retrovisore, in modo da tranquillizzare il detenuto”, che subiva abusi, ”in merito ad una possibile sorpresa in flagranza”.

Inoltre, Barin ”tranquillizzava” i detenuti che manifestavano il proprio ”disagio” dicendo che ”la sua era una condotta normale, segni di amicizia e che a Napoli tutti sono soliti fare così“. E ancora: il religioso ”intensificava” le ”visite” di alcuni detenuti ”nel proprio ufficio” facendoli sentire come i ”favoriti”.

Il processo contro Don Barin si aprirà il prossimo 10 luglio davanti alla quinta sezione penale. L’imputato però ha anche la possibilità nei prossimi giorni di chiedere il rito abbreviato ed essere giudicato a porte chiuse da un gup, con uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.