Elezioni Napoli, candidati a loro insaputa nelle liste civiche. Imbarazzo Pd

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Febbraio 2017 - 00:24 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – Candidati a loro insaputa nelle liste per le elezioni comunali a Napoli dello scorso anno. Si annuncia una indagine a tappeto quella avviata dalla procura di Napoli attualmente alle prese con nove casi collegati a liste civiche a sostegno dei tre candidati usciti sconfitti dalle urne, Valeria Valente, Gianni Lettieri e Marcello Taglialatela. Ma una serie di elementi inducono a ritenere che l’indagine sia destinata ad allargarsi.

I casi ”sospetti” sono stati in parte segnalati dalla Corte di Appello, che si era rivolta agli ignari candidati per chiedere la rendicontazione su eventuali spese sostenute e finanziamenti ottenuti, in parte denunciati in interviste a diversi organi di stampa. Si tratta di nomi inseriti in una lista civica (Napoli Vale) a sostegno di Valeria Valente, candidata a sindaco del Pd, nella lista Pensionati d’Europa, che appoggiava Gianni Lettieri, del centrodestra, e una lista di appoggio a Marcello Taglialatela, di Fratelli d’Italia.

Il primo caso a finire sotto i riflettori della cronaca è quello che sta creando grande imbarazzo tra i dirigenti del Pd partenopeo: la candidatura a sua insaputa di una disabile nella lista Napoli Vale a sostegno della candidata Valente, sconfitta poi al primo turno. In attesa di conoscere chi ha autenticato la firma della candidata – che si è accorta di esserlo solo nei giorni scorsi, quando ha ricevuto la richiesta di rendiconto delle spese elettorali – si delineano i contorni della lunga notte del 6 maggio 2016, quella precedente alla presentazione delle liste elettorali.

Nel comitato di Valeria Valente in Piazza Bovio l’atmosfera è agitata: la lista deve essere riempita con 40 nomi, la selezione è stata rigorosa, pescando, come aveva indicato la Valente, soprattutto nella società civile a partire dalla capolista, Lida Viganoni, ex rettore dell’Università Orientale. Ad un certo punto, racconta chi c’era in quelle stanze, l’agitazione sale, la lista è incompleta, bisogna correre ai ripari, l’orologio corre e sono quasi le tre del mattino: a mezzogiorno bisogna portarla fisicamente alla corte d’appello di Napoli. Evidentemente saltano i criteri di pescare tra i professionisti, salta il criterio della territorialità, salta tutto e probabilmente in quel momento scattano i riempitivi, anche perché, raccontano fonti del Pd, c’era una difficoltà politica: “Da de Magistris c’era la corsa a candidarsi, mentre da noi no”.

Nove mesi dopo, però, i nodi vengono al pettine. E se da un lato l’imbarazzo è palpabile nel Pd, dall’altro il parlamentare Leonardo Impegno parla di “episodio gravissimo” e il segretario provinciale di Napoli Venanzio Carpentieri è netto: “Se emergesse che un tesserato del Pd abbia autenticato la candidatura di ignari cittadini, ci saranno provvedimenti. Se avessi competenza a comminare le sanzioni lo metterei fuori dal partito subito”.