Franca Recalcati prese epatite da trasfusione. Ministero la risarcirà: 400mila€

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Luglio 2014 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA
Franca Recalcati prese epatite da trasfusione. Ministero la risarcirà: 400mila€

Franca Recalcati prese epatite da trasfusione. Ministero la risarcirà: 400mila€

MILANO – Quattrocentomila euro: tanto vale, secondo i giudici di Milano, il danno subito da Franca Recalcati dopo quella trasfusione che avrebbe dovuto salvarle la vita e invece gliel’ha rovinata. La donna, che a causa di una trasmissione di sangue infetto contrasse l’epatite C, ha fatto causa al Ministero della Salute e l’ha vinta. Il giudice della Decima Sezione Civile ha infatti condannato il dicastero a risarcirla con 400 mila euro per i danni morali e materiali subiti. Oltre alle spese di giudizio fissate in altri 12.400 euro. 

L’epatite C è una malattia causata dal virus HCV, che si trasmette generalmente mediante il contatto diretto con sangue infetto, per cui il rischio è particolarmente elevato per le persone sottoposte appunto a trasfusione di sangue, per coloro che condividono aghi (ad esempio coloro che si iniettano droghe), per gli operatori sanitari esposti a sangue infetto, per chi si fa piercing o tatuaggi con attrezzi non sterili, ecc. Fra i sintomi si segnalano affaticamento, dolori alle articolazioni, nausea, dolore nelle zone del fegato, mancanza di appetito, vomito, ittero, febbre.

Senza contare le complicazioni che un’insufficienza epatica comporta, come il rischio cirrosi o di sviluppare un cancro al fegato. Le persone affette da Epatite C dovranno evitare alcolici e farmaci che possano stressare il fegato, e dovranno sottoporsi ad un eventuale trattamento adeguato e a controlli periodici.

Come  Franca Recalcati sono almeno settemila le persone contagiate da trasfusioni ed emoderivati tra gli anni ‘70 e ‘90 e ancora in attesa di un risarcimento. Per lo più emofiliaci e talassemici che hanno bisogno costante di trasfusioni o pazienti reduci da un intervento chirurgico. Il sangue malato in circolazione in quegli anni e non controllato dal Servizio sanitario nazionale fece parecchie vittime. E un legge, la 210/1992 riconobbe a tutti i contagiati il diritto a un indennizzo, a prescindere dal risarcimento del danno in conseguenza del contagio. Un assegno bimestrale, tra i 500 e i 700 euro al mese, a seconda della gravità dei danni subiti. Ma con il passaggio delle competenze sugli indennizzi in mano alle Regioni, anche quel modesto aiuto rischia di saltare. Le Regioni, a corto di risorse, potrebbero infatti non riuscire più ad anticipare le somme poi eventualmente rimborsate dallo Stato.

Secondo i calcoli del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, gli indennizzi ai quali lo Stato dovrà far fronte ammontano a 100 milioni di euro. Cifra che lo stesso ministro, rispondendo a un question time della Camera a settembre, promise di stanziare con la legge di Stabilità:

“È necessario reperire ulteriori risorse per garantire il pagamento degli arretrati agli aventi diritto – aveva detto Lorenzin- Il Ministero della Salute ha stimato in circa 100 milioni di euro tale nuova esigenza finanziaria e intende avviare un’iniziativa necessaria affinché in tale legge sia introdotta una specifica disposizione idonea a garantire l’esecuzione della sentenza della Corte europea”.

Il riferimento è alla sentenza della corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia a pagare la rivalutazione degli assegni.