Funerali low cost: in tempi di crisi, si risparmia sui morti

Pubblicato il 10 Novembre 2011 - 00:10 OLTRE 6 MESI FA

MONZA – Tagliare sui funerali. Secondo una ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza, infatti, anche le spese per i servizi funebri vengono tagliate e i funerali stanno diventando low cost. Un’indagine statistica, realizzata proprio in concomitanza con il ponte del 1 novembre, che disegna la realtà di un settore economico in chiaroscuro, con trend diversi a seconda delle specifiche attività considerate.

Estinto un po’ meno caro. Secondo lo studio il budget dedicato all’ultimo saluto dei propri cari è sceso mediamente del 25 per cento, e sono in aumento coloro che richiedono di poter pagare il servizio a rate o preferiscono optare per la più conveniente cremazione. Un risparmio che non si concentra sul rito vero e proprio, ma piuttosto sulla semplificazione di tutto ciò che lo circonda: ad essere sacrificati, infatti, sono soprattutto gli elementi “accessori” della cerimonia, con addobbi floreali più modesti e bare con materiali e rifiniture meno costose. Una scelta sofferta ma ormai diventata inevitabile.

I due volti del settore. Nonostante questa frenata nelle abitudini dei consumatori, il comparto dei servizi funebri continua ad avere un elevato giro d’affari, con un fatturato complessivo di oltre 900 milioni di euro. A produrlo sono oltre 25.500 imprese sparse per il territorio nazionale, con un aumento dell’1,2 per cento rispetto al 2010, punte positive toccate in Liguria (più 9,2 per cento) e Calabria (più 3,5), e segni negativi solo per Trentino Alto Adige, Toscana, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Andando però ad analizzare nel dettaglio i servizi offerti dalle diverse imprese, si nota che questa crescita non è distribuita in maniera omogenea, ma anzi evidenzia due dinamiche contrapposte, speculari alle nuove tendenze di scelta degli italiani.

Se infatti nell’ultimo anno le realtà specializzate più propriamente nelle pompe funebri e nelle attività connesse sono aumentate del 4,7 per cento (miglior performance quella dell’Umbria, con più 11,8 per cento), attestandosi poco oltre quota 4.500, di contro quelle che si occupano del commercio di articoli funerari e cimiteriali hanno registrato una flessione dell’1,2 per cento (profondo rosso in Friuli con -22,2 per cento), scendendo sotto le 1.500 unità. Più costante il trend riguardante gli addobbi floreali, con un aumento (più 6,6 per cento) per i fioristi ambulanti, che sono oltre 3.600, e solo un lieve calo (meno 0,6), registrato negli ultimi 12 mesi da quelli con una sede fissa, quasi 15.800 in tutta Italia.