Latina, evade 21 euro e lo condannano a 2 mesi. La Cassazione boccia ricorso

di Daniela Lauria
Pubblicato il 9 Luglio 2013 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA
Latina, evade 21 euro e lo condannano a 2 mesi. La Cassazione boccia ricorso

Latina, evade 21 euro e lo condannano a 2 mesi. La Cassazione boccia ricorso

ROMA – Galeotta fu la dichiarazione dei redditi del 2004, quella in cui inserì una fattura, considerata inesistente, da 107,59 euro, con la conseguente sottrazione al fisco dell’introito Iva di 21,51 euro. Ventuno euro che ora gli costeranno due mesi e 20 giorni di galera: è l’incredibile storia di un imprenditore di Latina, incappato nelle maglie del fisco e che giunto all’ultimo grado di giudizio si è visto chiudere in faccia la porta anche dai giudici della Cassazione.

La pena gli è stata sospesa ma è comunque una punizione fin troppo esemplare che nulla ha a che vedere con i grandi evasori milionari verso i quali bisognerebbe usare l’intransigenza della legge. Secondo i giudici della Suprema Corte poco importava che l’Iva evasa fosse di così modesto importo, “non essendo previsto per la sussistenza del reato alcun limite di punibilità”.

Nel Paese in cui l’evasione Iva ha sfiorato i cinquanta miliardi di euro lo scorso anno, la storia dell’imprenditore di Latina è un verdetto esemplare che farà scuola nella lotta all’evasione che ormai è priorità del Paese. La legge prevede quattro giorni di reclusione per ogni euro di imposta evasa, più l’addebito di tutte le spese processuali. Ma è lecito domandarsi se l’intransigenza dogmatica con cui certe leggi vengono applicate, non faccia troppo spesso rima con ingiustizia.