Genova, l’alluvione e il falso eroe di Marta Vincenzi a Porta a Porta

Pubblicato il 30 Ottobre 2012 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA
Genova dopo l’alluvione del 2011 (Foto Lapresse)

GENOVA – “Abbiamo bisogno di un eroe”. Secondo un’inchiesta ricostruita dal Secolo XIX il giorno dell’alluvione a Genova, nel novembre 2011, la politica locale si mosse per trovare qualcuno che, con un racconto eroico quanto farlocco, “salvasse” il sindaco Marta Vincenzi.

In quelle ore convulse, in cui il primo cittadino veniva accusato di non aver fatto abbastanza per proteggere la popolazione, serviva qualcuno come Andrea Mangini. Ovvero un esponente della Protezione civile che raccontasse in tv che aveva rischiato la vita per monitorare da vicino le acque. Peccato che non fosse vero. Ecco cosa scrive il Secolo XIX citando ampi stralci dalle dichiarazioni ai pubblici ministeri di Mangini:

A livello di «nubifragio», intensità di precipitazioni che si verifica già dalle 10 del 4 novembre, i guardiani dovrebbero essere «fissi» sui luoghi a rischio. La realtà è molto diversa: «Dopo una prima ispezione alle 8 – racconta Mangini ai magistrati – Mi recai al lavoro presso la “Nuova Vernazza srl”, in porto. E rimasi lì fino alle 11.45. Poi mi recai alla postazione d’osservazione sul Bisagno, dove giunsi dopo 30-45 minuti, perché il traffico era bloccato e comunicai alla sala operativa, in particolare al signor Gabutti (Roberto, capo dei volontari controllori, indagato per favoreggiamento e falso, difeso dall’avvocato Michele Ispodamia, ndr) lo stato ovviamente del Bisagno». Ancora: «Non ho mai segnalato niente dal Fereggiano». Sul torrente, in altre parole, non c’era nessuno.

«Del [falso] verbale non ho saputo nulla finché non me ne avete dato lettura – precisa Mangini – Certamente ora nutro perplessità su una serie di accadimenti del pomeriggio-sera del giorno successivo all’alluvione. Mentre ero impegnato a spalare il fango in via Fereggiano fui contattato da Gabutti. Mi disse che avrei dovuto recarmi velocemente presso il Coa (Centro operativo automatizzato della Municipale, ndr) perché mi dovevano parlare. Rammento che proposero di mandarmi a prendere da una pattuglia ma io rifiutai, dissi che sarei andato con la mia auto». La scena si fa quasi surreale: «Mi fecero accomodare in una stanza dove trovai Marta Vincenzi e l’assessore Francesco Scidone (indagato per falso e calunnia, avrebbe coperto il rapporto manomesso) e altre persone.

E si arriva così all’intervista concordata, per il talk show di Bruno Vespa, Porta a Porta:

Furono rilasciate dichiarazioni per difendere i politici: Io dissi che non volevo sedermi perché ero tutto sporco di fango. Intervenne il sindaco che mi disse: “Lei è il mio eroe”. Quindi altri dissero che era meglio che fossi sporco di fango». Era meglio. Di certo di fronte alle telecamere avrebbe fatto scena. Andrea Mangini però rifiuta di passare per quello che non è: «Una giornalista mi propose di andare a Porta a Porta con il sindaco. Io risposi che non davo la mia disponibilità. Ero contrariato, al punto che intervenne Gambelli (Sandro, ex disaster manager indagato per falso e calunnia, difeso da Giuseppe Giacomini, ndr), persona che stimo moltissimo, che mi calmò. Alla fine concordai una breve intervista in cui spiegai che ero arrivato sul Fereggiano praticamente al momento dell’esondazione».