Massimo Silvestrin, imprenditore tenta sequestro di bambino: “Non avevo soldi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Febbraio 2015 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Silvestrin, imprenditore tenta sequestro di bambino: "Non avevo soldi"

Massimo Silvestrin, imprenditore tenta sequestro di bambino: “Non avevo soldi”

FERRARA – Un imprenditore con qualche problema di soldi e in famiglia, una persona tutto sommato a posto, non certo un criminale borderline. Eppure Massimo Silvestrin, proprietario del Zebbra, pub di Este, a un certo punto del suo percorso professionale e di vita decide di tentare un colpo da criminale. Rapire il figlio 13enne di un fornitore per chiedere 600mila euro di riscatto. Non è la fantasia passeggera di una notte, dicono gli investigatori che l’hanno arrestato, ma un progetto ideato con cura. Aveva preso una pistola, coinvolto dei complici, studiato il messaggio per la famiglia, scelto il giorno e il momento per prendere quel bambino dalla macchina della mamma con la minaccia di un’arma.

Una follia, lui dice in nome della crisi e della disperazione. Va da sé che non tutti i piccoli imprenditori in difficoltà progettano sequestri, lui è finito in carcere a Vicenza e dopo un iniziale silenzio davanti ai magistrati alla fine ha deciso di collaborare e ha confessato. Prima di parlare agli inquirenti ha però scelto di far arrivare una spiegazione del gesto al Corriere della Sera:

“Riconosco di aver fatto una sciocchezza. Stavo vivendo molto male alcuni problemi finanziari, di indebitamento e non riuscivo a venirne a capo. L’attività non andava più bene, mi sentivo abbandonato anche dalla famiglia, dopo aver lavorato per tutta la vita. E così, in dicembre, mi è venuta l’idea di risolvere tutto prendendo il figlio di Bassan. Ma senza fargli male…”. Perché Bassan? “Conoscevo la famiglia, la casa e l’azienda: è un mio fornitore. Ero stato da loro più volte, andavo lì a firmare i contratti. Sapevo che erano benestanti…”. Aveva dei debiti con lui? “Tredicimila euro ma non era quello il problema perché gli avrei firmato delle cambiali”.

Silvestrin nel suo piano coinvolge due complici, un autotrasportatore e il figlio disoccupato. E fa l’errore di parlare con una sconosciuta, una mamma disoccupata. Lei, sentendo la proposta di “lavoro”, va dritta dai carabinieri e denuncia. Da lì iniziano l’indagine e gli appostamenti. Fino al 27 gennaio: Silvestrin viene arrestato in flagranza mentre aspettava l’auto della mamma con a bordo il bambino da sequestrare. La pistola era pronta, doveva solo fungere da minaccia. Perché non voleva far male.