Matrimonio finito. I giudici di Milano: la donna non è lei, è posseduta da…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Aprile 2017 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA
Matrimonio finito. I giudici di Milano: la donna non è lei, è posseduta da...

Matrimonio finito. I giudici di Milano: la donna non è lei, è posseduta da…

ROMA – Matrimonio finito. I giudici di Milano: la donna non è lei, è posseduta da… E’ colpa del Diavolo che si è impossessato della moglie se il marito è stato costretto a chiudere un matrimonio a quel punto diventato insostenibile. Non è colpa della moglie l’inevitabile divorzio, per cui non c’è addebito che il tribunale possa attribuire, perciò salomonicamente a lui resta la casa, a lei un assegno di mantenimento. La cosa incredibile è che le frasi precedenti non siano tratte da una sceneggiatura che ammicchi a luciferine atmosfere, o a qualche tentativo di sfruttare il filone Esorcista, Poltergeist ecc…

Quelle frasi sono semmai il compendio di una sentenza pronunciata dal Tribunale civile di Milano. Cioè i giudici, e ne comprendiamo l’imbarazzo, hanno accertato gli strani fenomeni riguardanti la moglie, ma non ne hanno rilevato volontà o dolo. La signora era “agita” da una qualche forza, che solo per un residuo scrupolo razionale non hanno chiamato Satana. Il contesto è quello di una famiglia molto religiosa, poi il marito deve denunciare lo scivolamento verso l’ossessione della moglie, i “devastanti comportamenti compulsivi” frutto di una “possessione demoniaca”.

Occhi rovesciati, convulsioni e trascinamenti sul pavimento della chiesa, levitazioni in aria, lei così minuta che con una mano alza e scaraventa un tavolo contro l’altare, tutto sotto gli occhi di allibiti testimoni, frati o parrocchiani, che hanno ripetuto quanto visto in tribunale: tutto congiura perché il grande oppositore di Dio venga coinvolto nella causa. Nulla possono gli esorcisti inviati dalla diocesi. I giudici non si raccapezzano. Lo psichiatra neppure: nell’impossibilità di constatare patologie certe, deve rassegnarsi a non poter fornire risposte raziocinanti.

E tuttavia i giudici scrivono che «la separazione non può essere addebitata alla moglie perché difetta il requisito della imputabilità soggettiva di questi comportamenti» nei quali non esprime una volontà, ma nemmeno simula, e neppure è pazza: «Non agisce consapevolmente», ma «altrettanto chiaramente ella è “agìta”». E «i tormenti» e gli «inspiegabili fenomeni subìti dalla signora sono la causa e non la conseguenza del suo atteggiamento di esasperata spiritualizzazione», attraverso il quale «fa quello che può per guarire». (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera)