Milano, architetto aggredito con acido. Fermato un sudamericano

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Luglio 2017 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Milano, architetto aggredito con acido. Fermato un sudamericano

Milano, architetto aggredito con acido. Fermato un sudamericano

MILANO – Agguato con l’acido a Milano ai danni di un architetto di 43 anni. E’ accaduto giovedì sei luglio, poco dopo le 15.30 in via Città di Fiume, nel centralissimo quartiere di Porta Venezia. Il professionista aveva appena parcheggiato la sua Audi quando è stato investito dal getto di liquido corrosivo. A lanciarlo forse due persone, di nazionalità sudamericana. Nella notte la polizia ha fermato un brasiliano che abita in zona, sospettato di essere l’aggressore.

L’architetto è attualmente ricoverato al Niguarda con ferite al volto e al collo. La ricostruzione di quei momenti è ancora in fase di accertamento da parte della Squadra Mobile ma tra le certezze c’è una bottiglietta di acido trovata sul luogo, un dettaglio che lascia ipotizzare un’aggressione non casuale. Le telecamere potrebbero aver filmato almeno il momento della fuga. L’architetto è stato soccorso da un passante che gli ha versato acqua sulle ferite e pochi minuti dopo è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Niguarda con ustioni al volto e al collo. Le sue condizioni sono definite “serie” ma i medici escludono che possa rischiare la vita.

In passato il professionista avrebbe avuto incidenti giudiziari e sembra che abbia già fornito elementi utili agli investigatori per stabilire il movente dell’agguato. Si sospetta una storia di debiti o comunque “motivi di interesse”, come suggerisce la formula utilizzata per indicare un rapporto tra vittima e aggressore. Ma è possibile che solo quest’ultimo conoscesse il suo obiettivo. Inizialmente si era diffusa la notizia che il ferito fosse un senzatetto, forse perché quel punto è diventato da anni la postazione di clochard, disperati e immigrati

I frequentatori dei giardinetti sono per lo più extracomunitari, soprattutto gambiani, senegalesi e sudamericani. Gli eritrei, che nel periodo dell’emergenza profughi si assiepavano sulle scale, sono in netta diminuzione e ormai rappresentano la minoranza. Una larga parte è composta proprio da sudamericani spesso ubriachi e ben noti alle forze dell’ordine e ai residenti. La boccetta utilizzata è di quelle acquistabili al supermercato e a poche decine di metri dal posto dove è avvenuta l’aggressione ce n’è uno.

In ogni caso, le piste sono ancora aperte e la Squadra mobile mantiene il riserbo. I primi a intervenire sono stati gli uomini delle Volanti dell’Upg (Ufficio prevenzione generale), che in passato si sono occupati del caso di Alexander Boettcher e Martina Levato, la coppia dell’acido che ha seminato il terrore e distrutto diverse vite per inseguire il desiderio malato di “purificare” la ragazza dalle sue relazioni precedenti. La scelta dell’arma, secondo gli investigatori, racconta già qualcosa. Innanzitutto che non c’era l’intenzione di uccidere, ma di ferire in modo irreparabile.